di Giancarlo Grassi #Lopinione twitter@genovanesgaia #Politica
Si era infervorato, il governatore della Liguria già di Forza Italia co-coordinatore nazionale, eletto in quota-ombra Lega – uno dei favoriti di Salvini; si era infervorato perché il Capitano suo Capitano veleggiava verso il 40%, con la bionda Meloni ed il suo movimentucolo di nemmeno troppo lontana ispirazione leghista fin dal simbolo, il mediocre Giovanni Toti avrebbe fatto sfracelli, al governo sovranista coi sovranisti, poi il Capitano suo Capitano cosa fa? La fa grossa. Convinto di stravincere fa saltare i giochi ed esce di scena.
Orrore, morte, disperazione e sgomento del buon Toti che dal quel giorno si è zittito. Non una dichiarazione politica – “Forza Italia sta scomparendo!”, aveva gridato a Berlusconi, perché il tempismo è la virtù dei saggi – nulla di nuovo sul suo movimento politico filo sovranista perché il sovranismo è il futuro (for christ’s sake!) e il regolare lavoro da impiegatuccio con poteri che gli è proprio, al governo [sic] della Regione per la quale ha chiesto l’autonomia con grande ritardo rispetto alle altre e con poca conoscenza dei come e dei perché.
Succede a chi si accoda e pensa di fare la cosa giusta perché dopo avere vivacchiato alle spalle di un capo, come fedele vassallo, bisogna trovarsene un altro più potente e soprattutto più giovane. La prossima volta consigliamo di trovarsene uno senza le feroci pulsioni assolutiste del Suo Capitano. Perché non si può poi passare la vita ad inventarsi loghi che servono a poco. E si rischia di scomparire. E in un’Italia di eterni è davvero una magra figura. Il punto è che Toti non decide. Cavalca l’onda. Pretendendo di conoscerne in anticipo forza e direzione…
(06 settembre 2019)
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