di Alessandro Paesano #Cinema twitter@gaiaitaliacom #rendezvous2018
Fiona è una bibliotecaria (e non libraia come riportato sul programma di sala) di un villaggio canadese che si reca a Parigi da dove la zia Martha le chiede aiuto per non finire in un ospizio (“Sono folli ho solo 88 anni!!!”). Giunta a Parigi Fiona cade nella Senna, perde soldi e vestiti e scopre che sua zia è scomparsa. Accompagnata dal clochard Dom Fiona cerca Martha per tutta la città e intanto trova l’amore (forse).
Paris Pieds Nus (t.l. Parigi piedi nudi) (Francia/Belgio, 2016) è il quarto lungometraggio di Dominique Abel (che è belga) e di Fiona Gordon (canadese nata in Australia), duo famoso in Francia per i loro spettacoli di teatro basati sul di una fisicità comica e poetica squisitamente clownesque. Con la loro compagnia Courage mon amour, fanno dei film pieni di invenzioni visive, con echi del migliore Tati e di Chaplin, tra slapstick comedy e poesia circense, ma il gusto mitteleuropeo e internazionale di Abel e Gordon costituiscono una cifra stilistica unica e inconfondbile.
Dotati di una grande sensibilità perfomativa sanno piegare la fisicità di una gag allo sviluppo della trama per cui ogni scena da loro proposta non è mai fine a se stessa.
Un lavoro che funziona perché il loro cinema della fisicità è eseguito con estrema precisione e coerenza.
Paris Pieds Nus è una boccata d’ossigeno in un programmazione coma quello di questa ottava edizione di Rendez Vous piena di pellicole dirette da persone dall’ego strabordante, che non rappresentano l’esprit francese (e chissà, forse la loro concentrazione dipende dai criteri di selezione di chi questo Festival lo fa).
Paris Pied Nuds ci mostra una professionalità che manca totalmente al cinema italiano (dobbiamo tronare ai primi film di Nichetti per trovare qualcosa di simile…)
Nel film, in un cameo, troviamo Pierre Richard mentre il ruolo di zia Martha è stato ingrandito per dare spazio all’inarrestabile verve recitativa di Emmanuelle Riva che è deceduta pochi mesi dopo la fine delle riprese del film
Il cinema di Abel e Gordon, pur trascurando il realismo e incentrandosi sul gigantismo di certe personaggi “troppo grandi per la vita”, sa individuare lo stesso elementi sociali politici ed etici dei rapporti di classe di una città ostile come sa essere Parigi rendendo giustizia a tutti quelle persone che normalmente non diventano mai personaggi di un film e che invece qui sono personaggi principali.
(8 aprile 2018)
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