di Giancarlo Grassi #xenofobia twitter@gaiaitaliacom #nofascismi
Dunque stiamo già minimizzando quello che è stato un deliberato attacco terroristico ad una società pacifica da parte di un singolo, un cane sciolto anche lui, attacco di chiara matrice xenofobo-fascista e diretto contro neri africani regolarmente nel nostro paese, fatto che a certi movimenti xenofobo-fascisti travestiti da buone intenzioni, dà assai fastidio. E quindi non lo chiamiamo col suo nome. Ricordiamo il giusto orrore procurato dall’orribile femminicidio di Macerata di poco precedente i fatti del 3 febbraio, che forse ha dato la stura alla violenza gratuita del giustiziere che col saluta fascista si è consegnato alla Polizia diventando di colpo l’eroe di tutti coloro che fascisti sono e rimarranno, e dei politici che sui voti di quei fascisti contano.
Non abbiamo bisogno di nominarli perché tutti sappiamo chi sono.
Prontamente è scesa in campo la segretaria della Lega di Macerata, partito del quale il colpevole della tentata strage ha militato, ricordando che “non aveva mai manifestato opinioni razziste” come se l’appartenere a un certo partito piuttosto che ad altri non sia già una dichiarazione sufficiente. Poi sono spuntati quelli del “non si può generalizzare”, che sono coloro che se i delinquenti son africani allora “sono tutti delinquenti” e se invece sono italiani “è colpa della società, della mamma, dell’educazione, dello stato” o, son parole di Salvini, è “colpa di chi apre le porte ai clandestini” parole dissennate tese a far dimenticare a chi vuol dimenticare che l’accusato di tentata strage aggravata da razzismo, tal Traimi allontanato persino dalla palestra che frequentava per via della sua innocente mania di presentarsi facendo il saluto fascista, è italiano, fa il saluto fascista ed è stato iscritto alla Lega di Salvini.
Crediamo sia giunto il momento che la Magistratura, non ancora sotto bavaglio a quanto ci risulta, cominci ad indagare sulle parole irresponsabili, dissennate, insensate e portatrici d’odio di troppi politici che gettano benzina sul fuoco in nome di un voto in più. Sono questi politici il problema.
Naturalmente i feriti continuano ad essere soltanto neri africani. Non hanno nomi, non hanno famiglie, non hanno identità, nessuno che si preoccupi per loro, mentre dello sparatore già leghista sappiamo anche che palestra frequentava, perché la pruderie è molto più potente della compassione all’Italiana che dura il tempo di una messa se va bene.
Nella serata del 3 febbraio un noto giornalista italiano commentava il fatto di Macerata su Rai3 comunicando la speranza che per il mondo politico ci sia “un prima e un dopo Macerata” e che tutti coloro che sono impegnati in una campagna elettorale da bambini dell’asilo diventino improvvisamente adulti, che è un po’ come sperare di cambiare sesso biologico senza intervenire chirurgicamente. Ma in tempi bui anche la frase senza speranza di un buon giornalista sembra un faro nell’oscurità.
La povera squallida indecente Italietta salviniana xenofoba ha fatto le sue vittime che non sono solo la donna uccisa e i feriti di Macerata: sono gli Italiani vivi. O che credono di esserlo solo perché respirano.
(4 febbraio 2018)
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