di Emilio Campanella #Arte twitter@gaiaitalicomlo
A Genova, Palazzo Nicolosio Lomellino-Musei di Strada Nuova, sino al 7 gennaio 2018. Dopo Sinibaldo Scorza qualche mese fa, Genova si occupa di un altro importante pittore locale e gli dedica la prima mostra mai fatta. Ultimamente sembra che la macchina macina mostre riesca a permettere lo spazio per studi importanti su artisti che hanno subito la disattenzione critica per secoli, talvolta anche molto apprezzati dai contemporanei, sono poi rimasti in un cono d’ombra da dove vengono accompagnati meritoriamente nella luce della scena pubblica ed all’attenzione di appassionati e studiosi. Altri esempi sono stati quelli di Andrea Meldola, Lo Schiavone, nel 2015 a Venezia; Luigi Miradori, Il Genovesino, a Cremona in questi mesi. Dunque non solo i “divi” della storia dell’arte, come si osservava poco tempo fa, ma maestri meno noti che riservano notevoli sorprese.
Nel caso di Piola, la mostra nasce dopo anni di studi che hanno portato a determinanti attribuzioni, come grazie ad altrettanto illuminanti restauri. Il piano nobile del palazzo ospita circa quaranta tele di Domenico Piola e di altri importanti pittori coevi, contestualizzando con cura l’ambiente artistico genovese, così come le influenze esterne , anche ciò che la scuola genovese esportò. Va detto subito che l’allestimento della mostra è accuratissimo, soprattutto luministicamente, ma non solo, e le luci sono studiate per ogni tela, certo gli ambienti sono adatti per dimensioni, ed infatti una parete dell’ultima sala propone un’ipotesi di come potesse essere una quadreria di palazzo, nel milleseicento. L’attenta illuminazione tende, con molto suggestivo successo, a ritrovare, pur con mezzi moderni, le morbide luci che potevano investire i quadri, giocando con molto criterio sulle fonti suggerite dalle tele stesse.
SAGEP pubblica un accuratissimo catalogo ricco di saggi e di schede delle opere, dalle riproduzioni praticamente perfette , che comprende anche tutti i disegni esposti a Palazzo Rosso e provenienti dal Gabinetto Disegni e Stampe di quel museo, integrati da importanti prestiti di collezioni pubbliche e private.
Se a Palazzo Lomellino il progetto scientifico e la cura dell’esposizione sono di Daniele Sanguineti, nell’altra sede la responsabilità curatoriale della sezione si suddivide fra Piero Boccardo, Raffaella Besta, Margherita Priarone. Ovviamente ci sono moltissime opere in città e non solo. Un intelligente pieghevole permette un itinerario per visitare chiese e palazzi dove continuare la conoscenza e la scoperta di un pittore di grande, riconosciuto valore.
Cito qualche tela che mi ha particolarmente colpito, come Caino e Abele (Musei di Strada Nuova, Palazzo Bianco, Genova), opera giovanile, intelligentemente affiancata all’opera di Giulio Cesare Procaccini dallo stesso titolo, da Torino, Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Non mancano magnifici sovraporta, come l’Autunno, seduttivo, dipinto con l’aiuto dello specialista Stefano Camogli, di una fortunata collezione privata; oppure Apollo e Vulcano, della Galleria Giamblanco di Torino. Ancora in collaborazione con Camogli, l’emozionante Autunno e Inverno, anche questo di collezione privata, non un sovraporta, ma un dipinto dal formato quasi quadrato, in cui le due figure si confrontano: l’anziano guarda con commozione il corpo florido del giovane uomo, a ricordare il suo passato di uomo prestante, in un notevole specchiarsi nel ricordo della propria seduttività. Attenti ed accurati raffronti di temi sacri e qualche presenza plastica come la Madonna della Misericordia di Anton Maria Maragliano, scultore che meriterebbe ben presto una mostra tutta sua. Temi sacri e profani si avvicendano e vengono mostrati fianco a fianco, con effetti molto stimolanti, come Santa Maria Maddalena confortata dagli angeli (Collezione privata, courtesy Galleria Benappi, Torino) accanto al Ratto d’Europa ( Collezioni d’Arte Banca CARIGE) che hanno un’impianto molto simile, pur in due contesti diversissimi, senza contare che il Ratto d’Europa ricorda certe tele veronesiane, come il Caino e Abele mi ha ricordato Schiavone…le suggestioni non mancano.
Concludo con la composizione drammaturgicamente perfetta de Il ritorno del figliol prodigo dalla grande, pacata drammaticità.
(16 dicembre 2017)
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