di Giovanna Di Rosa #DifendoIlGiornalismo twitter@gaiaitaliacom
Era il 2012 e Beppe Grillo gioiva per la possibile chiusura di settanta quotidiani, devastati dalla crisi e senza più finanziamenti pubblici, perché a suo dire bisognava “guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. Settanta giornali rischiano di chiudere” aggiungendo che i giornali erano stati fino a quel momento “finanziati dalle nostre tasse per raccontarci le loro balle virtuali”, come certi viaggi parlamentari di certi pentastellati che nessuno sa chi paga? La nostra è una domanda non una polemica.
“Le quattromila persone che rischiano il loro posto di lavoro ringraziano sentitamente Grillo per l’attenzione e la solidarietà espressa” era il commento di di Fulvio Fammoni, presidente della fondazione Di Vittorio e componente del Comitato per la libertà e il diritto all’informazione.
Anche grazie a dichiarazioni di questo tipo nascono gli attacchi alla stampa e i progetti di silenziarla. Grillo, evidentemente, voleva accusare la stampa di raccontare balle per accreditare come unico portatore di verità il sacro Blog di Grillology, ed era il momento nel quale il M5S stava terminando il recruitment per lanciare le sue Sacre Armate contro il potere, che avrebbe poi dimostrato di saper spremere così bene. C’è sempre chi perfeziona qualcosa. Dal gaudeamos igitur per la chiusura dei giornali all’attacco alla sede di repubblica e alla guerra dichiarata dai neofascisti mascherati a Repubblica e l’Espresso il passo è breve ed il “la” è sempre dato dall’antica tecnica della delegittimazione della quale i rappresentanti del M5S sono maestri. E Grillo è il vate.
(7 dicembre 2017)
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