di Paolo M. Minciotti, twitter@gaiaitaliacom
La comunità LGBT statunitense ha deciso di fare sentire la propria voce alle case di produzione cinematografiche e televisive ree di non inserire sufficienti “caratteri” LGBT all’interno delle loro produzioni. Si tratterebbe, secondo la comunità, di una scelta discriminatoria. Solo due su venticinque major hollywoodiane hanno infatti inserito storie o personaggi LGBT all’interno delle loro produzioni per la corrente stagione.
La protesta parte dal direttore di GLAAD, Megan Townsend, che si occupa di cinema ed intrattenimento per l’organizzazione.
Noi, da parte nostra, ci teniamo a sottolineare che piuttosto che continuare a vedere storie di omosessuali anaffettivi e solitari, lesbiche che non disdegnano una botta con un uomo di tanto in tanto, storie di odio e di discriminazione, quando non di rivendicazione fine a sé stessa ed un po’ datata, preferiamo non vederne.
Il problema non sono le poche produzioni, il problema sono gli sceneggiatori e le produzioni che anziché filmare storie normale di vite normali di persone, il cui essere LGBT rappresenti un dettaglio come l’eterosessualità di altri personaggi, non trovano ancora di meglio che rappresentare un mondo sofferente e di apartheid affettivo che ormai ha fatto il suo tempo, soggiacendo al potere patriarcale che ancora sovrasta ogni scelta affettiva, etero o omosessuale che sia.
(19 settembre 2017)
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