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Jeanne Moreau: una bellissima, non bella

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foto AP Photo/Lionel Cironneau

di Emilio Campanella

 

 

Jeanne Moreau, volto che ci ha accompagnato dall’adolescenza di cinéfiles, è salita “au Paradis” come dicono i francesi, con il gioco di parole teatrale, siccome il Paradis francese può essere inteso come il loggione dei teatri all’italiana, quello, come si sa, frequentato da chi ama il teatro, ma ha pochi soldi. Jeanne Moreau aveva una solidissima formazione teatrale con studi ed esperienze anche alla Comédie Française che influenzò tutta la sua lunga carriera di attrice cinematografica, interpretando ruoli di misteriosa, fascinosa, ribelle, pericolosa, depressa, altera, sprezzante. Una galleria di figure femminili indimenticabili con grandissimi registi: da Truffaut ad Antonioni, da Louis Malle ad Orson Welles e fino a Fassbinder, ed ho citato pochi nomi a caso , ma Il primo: Truffaut, e l’ultimo, Fassbinder sono legati da due canzoni memorabili.

La prima: Le tourbillon de la vie da Jules et Jim che Moreau cantava con la sua piccola voce educata e l’espressione imbronciata della tragica ragazza indecisa fra due amori; l’altra, la ballata di Oscar Wilde musicata da Peer Raben: Ogni uomo uccide chi ama, che Moreau cantava disperata di sentirsi esclusa da quel mondo di uomini, lei che era la favolosa Lysiane di Querelle. Tutti conoscono l’episodio legato al film, ma desidero raccontarlo ancora: Jeanne Moreau scritturata, era- ovviamente -a conoscenza della sua parte, aveva studiato la sceneggiatura, ma non aveva ricevuto alcuna indicazione. Giunta sul set, un poco inquieta, essendo una serissima professionista che si confrontava con un giovane regista geniale, pare abbia domandato a Fassbinder in quale modo dovesse rendere il personaggio, al che, si dice che il grande Reiner le abbia risposto suggerendole di essere semplicemente se stessa. Così Jeanne Moreau ha contribuito con la propria magnifica interpretazione alla costruzione di un straordinario film, testamento poetico di un grande regista.

Nata nel 1928, Jeanne Moreau, non solo ebbe una lunga ed importante carriera in cui come ho accennato, sperimentò molto e sempre con grandi registi, basti pensare ad un film misterioso come Eva di Losey, o tornando a Truffaut, la curiosa apparizione notturna ne I quattrocento colpi, ancora di Truffaut. Fu regista cinematografica interessante, e ricordo con piacere il suo Lumière; purtroppo non ho visto L’adolescente. Passò da Becker (Grisbi) a Buñuel (Diario di una cameriera), da Bertrand Blier ad Elia Kazan (The last Tycoon), Wenders, Angelopulos, Ozon, Gitai, Oliveira, e molti lavori di Josée Dayan . L’ho vista soltanto una volta a teatro ne “Le récit de la servante Zerline”, con la regia di Klaus Michael Gruber, per cui ricevette il premio Molière come migliore attrice, nel 1988,ed è un ricordo indelebile. Grazie di tutto M.me Moreau, ora andrò a cercare La sposa in nero, ancora di Truffaut, e lo rivedrò con grande piacere, ed a proposito di musica riascolterò con emozione la colonna sonora di Bernard Hermann, uno che se ne intendeva di atmosfere e di inquietudini.





(2 agosto 2017)

 

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