di Giancarlo Grassi
Nel delirio di Luigino Di Maio sugli immigrati romeni e sulle “percentuali” di “delinquenti importati” delle quali ha straparlato con un post su Facebook, c’è un particolare che non è stato troppo considerato. Quello cioè che vede il procuratore di Messina Ardita sostenere le deliranti tesi dell’esponente del M5S con un intervento in video, visibile all’interno del post, che è ugualmente delirante, riferendosi a dati “di qualche anno fa” buttati lì un po’ alla carlona, come se qualche anno fa fosse ieri e ciò che era vero – ammesso che lo fosse – qualche anno fa, non sia per nulla cambiato. E’ proprio Di Maio, alla fine del suo post, ad invitare ad ascoltare l’intervento del Procuratore aggiunto di Messina Sebastiano Ardita.
Una delle dichiarazioni che colpiscono di Ardita è la seguente:
“Qualche tempo fa – qualche anno, ma la situazione non è cambiata – il ministro rumeno, degli Interni se non sbaglio, ci comunicò che di tutti i mandati di cattura europei che riguardavano cittadini rumeni il 40% proveniva dall’Italia. Quindi questo significa che quattro rumeni su dieci che avevano deciso di andare a delinquere avevano scelto il nostro paese come luogo nel quale andare a delinquere, questo è un problema importante che riguarda la Giustizia”…
Ma non è l’unica. In conclusione di un arzigogolato discorso che trasudava “opinione personale” da ogni parola il Procuratore aggiunto di Messina Ardita chiosa
“…noi abbiamo importato dalla Romania criminalità, ed abbiamo esportato capitali…”
una dichiarazione forte che Luigi Di Maio ha ripreso a suo uso e consumo grazie al fatto che Ardita si è dimenticato di dire che i dati che citava sono del 2009.
L’opinione di Ardita pretende di trasudare ragionevolezza, ma è in realtà superficiale ed anche pericolosa perché in nome di non si sa bene quali informazioni “di qualche tempo fa” e di alcuni dichiarazioni del “Ministro dell’Interno romeno… Non ricordo” si fa di tutti i cittadini romeni che stanno nel nostro paese, o meglio del 40% di loro, tutta una delinquenza. Luigino Di Maio, che è divorato dall’ambizione, non poteva perdere l’occasione di lanciare un messaggio d’odio che non ha nessuna giustificazione e che colpisce la stragrande maggioranza di coloro che a delinquere nemmeno ci pensano, travisando molte delle dichiarazioni del magistrato vicino al M5S, fregandosene del fatto di utilizzare le “tesi” di qualcun altro che nel suo mestiere di uomo delle Istituzioni dovrebbe stare assai attento a ciò che dice quando parla in pubblico.
Prendiamo a prestito una parte di uno dei tanti intelligenti interventi del direttore de Il Post, Luca Sofri, che proprio sul discorso di Ardita ha qualcosa da dire.
(…)
– il presunto dato è di “qualche anno fa, ma la situazione non è cambiata“: e chi lo dice che non sia cambiata, in 8 anni? Io potrei dire credibilmente che “qualche anno fa, ma la situazione non è cambiata, gli attentati islamisti in Europa risultavano molto calati”?
– “Il ministro rumeno, degli Interni se non sbaglio”: stiamo citando quindi, di fronte a centinaia di persone, una fonte di cui non ricordiamo neanche di cosa fosse ministro (della Giustizia), pretendendo però che sia esatto tutto il resto?
– il 40% dei mandati di cattura “proveniva dall’Italia”? E perché Di Maio allora dice “emessi da Bucarest“? Uno dei due almeno ha un’idea su quello di cui sta parlando?
– “quindi questo significa che quattro rumeni su dieci che avevano deciso di andare a delinquere avevano scelto il nostro paese come luogo nel quale andare a delinquere”: questa è tipica deformazione letterario/poliziesca di alcuni magistrati, alla Di Pietro, trasformare dei numeri e delle percentuali su reati o mandati di cattura in “rumeni che avevano deciso di andare a delinquere” (interessante che un magistrato che si immagina abbia competenze giuridiche classifichi ogni reato come premeditato).
Ardita, scopro, è anche uno di quelli (nello stesso video, poco dopo) che spacciano in giro lo screditato dato sui “60 miliardi di costo della corruzione“.
Ecco quindi come, attraverso la tecnica del “copia e incolla”, si travisano completamente le dichiarazioni di qualcuno, si manipolano informazioni di dieci anni fa e, in nome di qualche voto in più e qualche click in più sul Blog del Vate, si trasformano 1milione e 131cittadini in target degli strali politici di un Movimento che non guarda dove spara. Quando nemmeno in tempo di guerra si colpisce a casaccio. Il punto è: è davvero un colpire a casaccio?
(13 aprile 2017)
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