
di Giancarlo Grassi
Dunque gli iscritti ai circa 4mila circoli PD sparsi in tutta Italia, quella che Pierluigi Bersani considera la “base” che Matteo Renzi aveva “perso” causando la rottura del partito, ha riconfermato la sua fiducia a quel Matteo Renzi lì con il 68,22% (141.425 voti). Segue Orlando, già furioso, è iniziata di nuovo la guerra, con il 25,42% (52.630 voti) e quindi Michele Emiliano 6,36% (13.168), per una somma totale di voti validi pari a 207.043. I dati sono non ufficiali e vengono citati dal quotidiano l’Unità. Se la matematica non è una pessima abitudine, ma sappiamo che di questi tempi lo è anche dire cose sensate, Matteo Renzi ha doppiato Orlando ed Emiliano che, insieme, non raggiungono nemmeno la metà dei voti dell’ex premier. Ne deriva che non dev’essere proprio vero che Renzi ha “perso la base del partito”, come vaticinava lo Smacchiatore di Gziaguari, è più vero che le fibrillazioni del PD hanno allontanato un po’ della sua base. Se poi si voglia dar la colpa a Renzi o a quegli altri non sono fatti che ci riguardino.
Essendo i dati non ufficiali Orlando ha pensato bene di contestarli e di manifestare tutta la sua “sorpresa” per il fatto che siano stati divulgati – abbiamo fiducia nel fatto che li avrebbe contestati anche se fosse risultato lui vincitore – mentre sul fronte Emiliano, che le ha prese da Renzi persino a Bari, che è la sua città, tace. Starà affilando le armi per il 30 aprile. Perché la seconda parte della guerra dei perdenti del PD si gioca a partire da quella data. E saranno ancora lacrime e sangue. Innanzitutto per Gentiloni.
Bersani minaccia la sfiducia e Padre Cuperlo ha già invitato i dalemiani ad andare a votare alle primarie contro Matteo Renzi. Perché si sappia chi gioca la guerra sporca.
(3 aprile 2017)
©gaiaitalia.com 2017 – diritti riservati, riproduzione vietata
Iscrivetevi alla nostra newsletter (saremo molto rispettosi, non più di due invii al mese)