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HomeCopertina"Giustappunto!" di Vittorio Lussana: La politica delle menzogne strumentali

“Giustappunto!” di Vittorio Lussana: La politica delle menzogne strumentali

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vittorio-lussana-02di Vittorio Lussana   twitter@vittoriolussana

 

 

 

 

 

 

 

Tutta la ‘pletora’ di persone che, improvvisamente, si mette a scrivere o a dichiarare di aver sempre saputo che Donald Trump avrebbe vinto le elezioni presidenziali americane è, a dir poco, ridicola. A prescindere dal ‘lecchinismo’ implicito nei confronti del nuovo presidente degli Stati Uniti, è fin troppo facile affermare a cosa avvenute: “Io lo sapevo, ve l’avevo detto”. Anche perché, se si va a verificare quel che certi presunti esperti di geopolitica hanno scritto fino a poche settimane fa, si scopre che quanto affermano oggi non è affatto vero. Nella nostra informazione, la menzogna e la superficialità ormai imperano: questa è la verità. Pochi sono i colleghi che approfondiscono, cercando di far comprendere le cose ai cittadini. La manipolazione è di portata intercontinentale: nessuno spiega ai cittadini che Donald Trump ha chiesto i voti degli operai disoccupati in polemica con la concorrenza ‘sleale’ della Cina, la quale detiene una buona parte dei titoli di debito degli Stati Uniti: in pratica, senza l’aiuto di Pechino, la futura amministrazione Trump rischia di trovarsi in immediato ‘default’ finanziario. L’idea che la politica possa esser fatta da chiunque sia più bravo a promettere cose impossibili o a dire menzogne comincia a diventare un problema di dimensioni planetarie. Dispiace anche dover ascoltare in televisione alcuni amici intelligenti, come per esempio Vittorio Sgarbi, definire Hillary Clinton una sorta di “poliziotto del mondo”, perché ciò deriva da letture assurde e ‘complottiste’, che non solo dimenticano chi veramente volle intervenire in Libia nel 2011 – la Francia – ma che proprio non inquadrano il vero problema dei neo-nazionalismi e dei populismi reazionari che stanno cercando di impedire la costruzione dell’Unione europea in quanto principale potenza economica mondiale. Anche il Governo Renzi sta ‘virando’ verso sterili polemiche contro Bruxelles, nel tentativo di accodarsi ai ‘populismi’ alla ricerca di nuovi consensi, dato che la Ue sembra essere diventata il comodo ‘capro epiatorio’ di tutti gli errori commessi dai Governi nazionali, di destra o di sinistra che siano. Certamente, nel 1991, durante la stesura del Trattato di Maastricht, fu sbagliato pensare di costituire una struttura sovranazionale gigantesca per ‘tappe obbligate’, basando l’intero processo di federazione continentale sull’unificazione monetaria. L’Euro doveva essere, se non l’ultima, una delle ‘tappe’ conclusive del ‘percorso’, non la decisione iniziale. Ma a prescindere da ciò, ogni problema nazionale generato e creato dal singolo Stato-membro viene ‘scaricato’ sulle decisioni prese a Bruxelles o a Strasburgo, come se l’Europa fosse un’entità ‘terza’, esogena, distante dai reali interessi dei cittadini. Tutto questo è falso e sta provocando distorsioni pazzesche della realtà: a prescindere dai tentativi di isolamento dell’Unione europea di questi giorni, presto conosceremo veramente l’inaffidabilità di Donald Trump, totalmente imperniata su una visione puramente astratta del mondo e persino del proprio Paese. Gli Stati Uniti, pochi lo sanno, sono una federazione di entità statuali in cui la ‘forbice’ tra ricchi e poveri è ancor più ‘aperta’ rispetto a quella europea, con larghe fasce di popolazione che stentano a raggiungere, come reddito personale annuo, i 3 mila dollari. L’Europa ha il problema del precariato e della disoccupazione, ma i suoi livelli di welfare e di reddito interno, nonostante la perdurante crisi economica, sono assai più equilibrati e meno ‘ingiusti’ di quelli della tanto decantata democrazia a ‘stelle e strisce’. Seguire gli americani sulla strada di un neo-liberismo anarcoide, come già dimostrato dalle degenerazioni di questi ultimi anni, sarà l’ennesimo, gravissimo, errore, non soltanto in campo economico-finanziario. La verità è che tutte queste ‘campane stonate’ ed ‘euroscettiche’ messe appositamente in circolazione sono sostenute da un’unica ‘centrale’ finanziaria, che sta cercando disperatamente di arrestare il processo di definitiva unificazione politica della Ue poiché ciò rappresenterebbe la fine definitiva di una visione politica vecchia come il ‘cucco’. Una concezione basata su un grossolano errore di analisi politica: la convinzione che la Ue sia un qualcosa di molto similie o di ‘sostitutivo’ della ‘vecchia’ Unione sovietica. Oppure, che si voglia imporre un potere ‘tecnocratico’ destinato a togliere di mezzo ogni tradizione e cultura identitaria. Le cose non stanno affatto così: l’Europa, in realtà, siamo noi. E se essa non funziona significa che c’è qualcosa di sbagliato in quel che facciamo, diciamo e pensiamo noi. Se soltanto qualcuno volesse prendersi la ‘briga’ di andare a controllare dati e analisi di quanto vado scrivendo – cosa effettuata, di recente, soltanto dall’ottimo Riccardo Iacona, in merito ai fondi d’investimento Ue per l’innovazione e la ricerca – potrebbe constatare facilmente quale sia la verità. E cioè che sono i singoli Stati-membri a mantenerci in una mera condizione di ‘stallo’. L’eventuale fallimento del processo di unificazione continentale viene cercato e voluto proprio da chi vuol mantenere in piedi le guerre, le ingiustizie e le discriminazioni sociali, per semplici questioni ideologiche o di consenso elettorale.

 

 

 

 

(17 novembre 2016)

 

 

 

 

©gaiaitalia.com 2016 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

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