di Mila Mercadante twitter@milamila56170236
La logica dell’economia di mercato funziona con la compensazione: da una parte si assicurano libertà private ai cittadini mentre dall’altra si sottraggono libertà pubbliche. Siamo sempre più deboli e ininfluenti di fronte a un sovra-Stato che tende alla cancellazione dello Stato di diritto socialdemocratico e che diviene l’ufficio amministrativo di un sistema fondato esclusivamente sugli interessi del mercato globale.
Tutto ha un valore commerciale, dal desiderio al corpo umano, dalla cultura alla copula, dai migranti divisi per etnie fino ai figli. Il prezzo che si deve pagare per soddisfarsi è la perdita irrimediabile dell’idea di collettività, la quale esige uno sguardo molto lungo e anche una sorta di fede in una bellezza e in una ragione universale che stanno al di sopra e al di là dell’egoismo, quando non del narcisismo, che è lo specchio della nostra fragilità emotiva. Più si desidera colmare un vuoto, più quel vuoto – stranamente – si allarga, in modo che una volta ottenuto l’oggetto del desiderio si ricomincia cercandone un altro nell’illusione del godimento completo. Non si ferma più questa macchina: passato e futuro sono spariti nella nebbia, ciò che conta è quel che vogliamo nel momento presente. E’ la voglia. E’ una febbre.
Pier Paolo Pasolini era un uomo che si scandalizzava. Quarant’anni fa disegnò la fisionomia del nostro presente “…Un nuovo potere falsamente tollerante ha rilanciato in scala enorme la coppia, privilegiandola di tutti i diritti del suo conformismo. A tale potere non interessa però una coppia creatrice di prole (proletaria) ma una coppia consumatrice”. La completa cancellazione di limiti che intralciano la volontà delle persone nell’ambito privato sta alla base della nuova filosofia del desiderio, che ci coinvolge tutti e che ha raggiunto il punto di non ritorno quando ha legalizzato la maternità surrogata e sfruttando la naturale tensione ad avere degli eredi ha costruito una sorta di catena di montaggio: assistenza medica più ovuli più utero più distacco emotivo più denaro uguale genitori. L’essere umano contemporaneo ha il potere pressoché illimitato di esaudire i propri desideri e in questo modo entra (lo fanno entrare) in un vortice di conformismo e di egocentrismo ai limiti del delirio. I crociati desideranti in nome della ricerca della felicità abbattono ogni ostacolo, pervasi dallo spirito fanatico dell’autodistruzione che Massimo Recalcati ha denominato “iperedonismo del discorso capitalista” e che normalmente definiamo modernità. La maternità surrogata è trasversale, sì, ma riguarda in primo luogo gli eterosessuali (oltre l’80%) e in percentuali molto limitate i singoli e gli omosessuali. Essa in teoria permette a tutti di diventare genitori, in pratica è necessario possedere abbastanza denaro per affrontare il viaggio ai confini dell’etica nonché tutte le voci di spesa che le cliniche della fertilità diligentemente annotano. Il colossale business ha costi che variano dai 40mila euro ai 120mila. Poi c’è il fiorente mercato nero.
A Parigi si è tenuta proprio in questi giorni un’assise contro la maternità surrogata – Stop surrogacy now – ma la realtà è che il mercato esiste e la domanda aumenta: è tardi per vietare ed è utopistico cercare di rendere eticamente accettabile con regolamenti giuridici una pratica che è l’affermazione della supremazia dell’organizzazione tecnologica della nostra civiltà, è negazione dell’affettività della gestante, la cui autodeterminazione ci mostra quanto velocemente cresce il nostro livello di alienazione. Quando la gestazione per altri sarà molto diffusa (e lo sarà!) avremo modo di comprenderne meglio le disfunzioni e il drammatico significato culturale e politico. “Rimborso delle spese non vuol dire pagare il bambino, che come è facile intuire non avrebbe prezzo, ma è in relazione ai costi della fecondazione assistita, riguarda il periodo di malattia che la madre surrogata deve prendersi dal lavoro, ma non è un compenso” dice Roberto Saviano. “E’ come donare il midollo spinale” spiega Umberto Galimberti. Nessun riferimento allo sfruttamento delle donne, anzi: questo aspetto sembra già superato, ininfluente: “La maternità surrogata è il passato, presto arriveranno gli uteri artificiali” dichiara soddisfatta una femminista liberale riferendosi all’ectogenesi: il linguaggio è spudoratamente pubblicitario, pragmatico, si addice alla promozione di prodotti industriali. La frontiera della bontà si è spostata di migliaia di chilometri nell’immaginario collettivo: oggi essa viene incarnata da donne eroiche che “hanno una famiglia e ritengono di voler aiutare altri a costruirsene una. Perché sanno quanta felicità viene dall’amore filiale” sostiene Saviano riferendosi alla realtà statunitense e senza rammaricarsi di semplificare molto toccando le corde del cuore.
Tutto scorre come una cascata verso il fine ultimo, basta avere gli attrezzi per la felicità nel cammino della vita. Piuttosto che spingere i desideranti senza figli all’adozione di milioni di bambini già nati, li si incoraggia a chiedere alle prestatrici di utero di procrearne altri, dotati del miglior patrimonio genetico possibile. Gli imprevisti sono molto rari, soprattutto negli USA. E’ successo in Thailandia che di due gemelli nati con la gpa, uno avesse la sindrome di Down: naturalmente la coppia di coniugi australiani che ha pagato per un servizio impeccabile ha preso con sé soltanto il bambino sano. Piuttosto che ragionare sul fatto che stiamo procedendo verso la realizzazione di una umanità perfetta, priva di difetti – una cosa che neanche Hitler – l’episodio viene citato come spia della necessità di imporre regole severe alla maternità surrogata. Assicurando legalità e controlli, insomma, gli efficienti gestori della tenera vulnerabilità umana possono procedere: il loro è uno sguardo imbonitore, generoso, laico, scienziato.
(12 febbraio 2016)
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