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Il Cercopiteco: Parigi, il Bataclan, Hallelujah e gli Imam che intonano la Marsigliese…

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Parigi Attentati Cartinadi Gianfranco Maccaferri  twitter@gfm1803

 

 

 

 

 

Non è molto tempo che ho letto il libro “Sottomissione” di Michel Houellebecq, un racconto di fantapolitica molto distopico, cioè un romanzo ambientato in un futuro molto prossimo e in una società sgradevole nei suoi valori; una narrazione artificiosa, ma plausibile, che ha lo scopo di far riflettere il lettore che si ritrova suo malgrado e senza quasi accorgersene, immerso in un futuro possibile, reale, spiacevole, anche se dovrei dire agghiacciante.

 

Il lettore segue, come sottofondo alla vacuità della vita quotidiana del protagonista, il percorso elettorale di un partito islamico moderato che al ballottaggio deve confrontarsi con il Front National di Marine Le Pen; gli storici partiti laici francesi, divisi tra loro e al loro interno, dovendo scegliere chi appoggiare al ballottaggio decidono per quello che appare il più moderato e così il partito islamico vince le elezioni. Sono 252 pagine dove l’inverosimile diventa realtà quotidiana.

 

Non dico che è un bel libro, ha molti difetti, alcuni dei quali probabilmente sono strumentali alla realtà finale che l’autore vuole proporre, ma il racconto ha un pregio fondamentale: propone un futuro possibile, silenziosamente accettato, che appare ineluttabile!

 

Questo libro mi è venuto in mente guardando Parigi in questi giorni: quasi deserta, la Tour Eiffel spenta, le strade senza vita, i locali pubblici chiusi.

 

E il Bataclan divenuto un mattatoio!

 

Perché il Bataclan? Perché proprio questo locale che è il centro della vita culturale di Parigi è stato eletto a macello dei giovani “occidentali”?

 

La sua storia forse può raccontare il motivo per il quale è stato scelto tra centinaia di altri possibili locali di divertimento, o forse no… Ma tutto questo scempio un senso ce l’ha.

 

Il Bataclan, sino alla sera di venerdì 13 novembre, apparteneva all’immaginario degli amanti del rock e della musica pop di qualità. La venerazione era nata la sera del 29 gennaio 1972: Lou Reed, John Cale e Nico, dopo cinque anni di separazione tornarono a suonare insieme. Una delle pietre miliari della storia del rock: gli storici Velvet Underground, prodotti da Andy Warhol, tornava ad essere reale! Il Bataclan riuscì nell’impossibile. La registrazione amatoriale del concerto divenne uno dei bootleg più ricercati al mondo, per poi essere disco legalmente distribuito solo nel 2004. Negli anni che seguirono su quel palco salirono, tra i tanti gruppi storici, i Genesis (The Knife Live in Bataclan 1973), Prince, Jonny Cash, Jeff Buckley che registra “Live From The Bataclan” (1995) e termina con Hallelujah, emozionante interpretazione di una delle più belle canzoni di Leonard Cohen rimasta nella storia, da ascoltare e riascoltare in questi giorni. Tra gli italiani saliti su quel palco Nannini e Battiato, ma anche nell’ultimo anno si sono alternati al Bataclan gruppi musicali provenienti da tutto il mondo, artisti da fare invidia a qualsiasi altro teatro internazionale. E domenica 15 novembre, davanti al teatro sfollato, un gruppo di Imam ha cantato la Marsigliese… La storia del Bataclan continua ad essere unica anche nello strazio più irrazionale!

 

Ma culturalmente cosa è stato questo locale per Parigi? Nel 1864 l’architetto Charles Duval progettò la costruzione che veniva chiamata “Grand café Chinois”, mentre Bataclan si ispira a Ba-ta-clan, un’operetta in un atto di Offenbach. All’interno dell’architettura della costruzione in stile cinese con tetto a pagoda, c’era una grande sala adibita a café-concert. Nella sua lunga storia si sono alternati momenti di gloria ad altri di indifferenza. Nel 1926 fu trasformato in cinema e nel 1933 andò a fuoco. Fu nel 1969 che tornò ad essere un teatro poliedrico al centro della cultura parigina, ma soprattutto uno spazio destinato a concerti rock e pop. Dal 1969 alla sera del 29 gennaio del 1972, la sera con Velvet Underground lo spazio è breve.

 

Lagardère, che possiede il 70% della proprietà, può essere la causa di quanto accaduto venerdì 13 novembre? In realtà in Francia sono molti gli ebrei che posseggono locali pubblici di prestigio. E così il fatto che il Bataclan ha ospitato manifestazioni culturali e conferenze legate all’entourage ebraico o il galà annuale del Magav (le guardie di frontiera israeliane) non giustifica la mattanza; neppure il concerto dei Eagles of Death Metal (un gruppo che nel 2014 aveva fatto una tournée in Israele)… Queste sono motivazioni che interessavano anni addietro i miliziani palestinesi o quelli di Al Qaeda, non chi oggi combatte una guerra per la supremazia sunnita contro i poteri sciiti in medio oriente.

 

Certo il locale era stato oggetto di minacce nel 2007, 2008, 2011, tutte legate al fattore ebraico del Bataclan. O forse proprio questo elemento è da considerare determinante ed è da interpretare come un messaggio dell’Isis per un possibile tentativo di futuro inglobamento del vastissimo mondo musulmano contrario al colonialismo Israeliano. Però occorre rilevare e mettere in evidenza che Hamas e Hezbollah hanno espresso quasi immediatamente le più sentite condoglianze nei confronti del popolo francese. Certo non è casuale quasi nulla, come il recentissimo avvicinamento politico commerciale della Francia all’Iran, nemico numero uno dell’Isis e dei paesi sunniti nella guerra tutta interna al mondo musulmano. La Francia che si allontana dagli alleati sunniti per dedicare molte, troppe attenzioni al nemico sciita non è roba di poco conto. Da evidenziare in questo contesto l’immediata cancellazione del viaggio del presidente dell’Iran a Parigi e a Roma (quindi una vittoria del mondo sunnita?) e anche la dichiarazione proprio di Rouhani all’agenzia di Stato Irna: “I terroristi coinvolti negli attentati di Parigi non credono in nessun principio etico e in nessuna religione, incluso l’Islam” …tutto ha una sua logica e nulla è casuale, ne il giorno o il luogo della mattanza, ne le parole o i silenzi che ne sono seguiti.

 

Il libro “Sottomissione” nelle sue ultime pagine racconta il quotidiano di una Francia governata da un partito islamico moderato, del protagonista che senza grandi lacerazioni si adatta e prende ciò che gli risulta utile per la sua banale vita quotidiana. La tristezza che ne risulta spero essere, per ogni lettore di quelle 252 pagine, di slancio verso la difesa dei valori fondanti di una paese democratico, libero, egualitario, pluralista, ateo…

 

E il Bataclan riuscirà a ripulirsi da tutto quel sangue? Il giorno che avrà elaborato il lutto e che deciderà di riaprire sarà un giorno dai significati determinanti per confermare, ancora una volta, la nostra libertà di pensiero.

 

Per non essere banale essendo banale, propongo di ascoltare Hallelujah, l’ultimo brano del “Live From The Bataclan” di Jeff Buckley.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(16 novembre 2015)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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