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D’Alema, c’era una volta un Re…

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Massimo D'Alema 01di Il Capo

L’ho sempre ammirato per la sua intelligenza, il suo acume, la sua capacità oratoria, per l’essere quell’animale politico che è. Non sono mai stato politicamente d’accordo con lui. Non ho mai amato il suo snobismo intellettuale, il suo sapere di essere intelligente, ed il suo sentirsi per questo, superiore agli altri. Non l’amavo quando era comunista, quando è diventato pidiessino, gli devo -come italiano – l’omaggio per una delle politiche estere più intelligenti che io ricordi, ma trovo insopportabile il suo sentirsi capo di una elite. Essere e sentirsi una elite è il problema della classe dirigente italiana.

Questo manipolo di fratelli che hanno ancora una volta sfidato Renzi in direzione PD, rimediando un allargamento della maggioranza del premier/segretario, ieri all’86%, con 20 voti contrari ed una schiacciante maggioranza di 130 voti a favore, si sono nuovamente tirati la zappa sui piedi con D’Alema che interviene come interviene un re spodestato – incazzato, furioso ed invidioso (senza entrare nel merito delle questioni ed accusando Renzi di non entrare nelle questioni) – con una chiosa in stile monologo da primattrice di filodrammatica.

“Non è obbligatorio conoscere i fatti” ha detto l’ex sovrano a Renzi “ma sarebbe fortemente auspicabile studiarli (…)” perché “caro Matteo tu devi anche pensare a quelli che le cose le sanno”.

Parlava di sé, di Bersani, di Fassina, parlava di chi? Di nessuno di loro, stava solo dando del cialtrone a Renzi senza parlare di politica, lui che di politica sa tutto, o quasi. Così che la direzione si è conclusa con una maggioranza schiacciante per Renzi e con D’Alema e i suoi prodi relegati in un angolino a fare la guerra dei bottoni.

Aurelio Mancuso, lanciava un tweet qualche settimana fa dove diceva più o meno che la minoranza PD stava facendo la stessa politica che le aveva fatto perdere tutte le elezioni ed anche la battaglia interna al partito. Il presidente del PD romano Tommaso M. Giuntella dal suo account Twitter auspicava che la minoranza PD sostenesse il partito al Senato nel voto di questo pomeriggio (30 settembre, ndr).

C’era una volta un Re.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(30 settembre 2014)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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