di Giovanna Di Rosa
Gianni Cuperlo, improbabile capo di partito, di corrente, di condominio, ha recuperato i panni di quel poco che resta di un no-leader, sabato scorso 12 aprile, durante il congresso della minoranza PD che “non è minoranza” e che “ha perso il congresso, ma anche no”.
Cuperlo ha dimostrato ancora una voltà perché ha perso, e perché ha perso proprio nel modo in cui lo ha fatto – distrutto da Renzi e Civati – chiarendo di essere un ectoplasma della vecchia politica senza capacità di analisi, che vive su un pianeta lontano popolato di citazioni colte, di “forse sì, ma anche no, anzi più probabilmente chissà” e di totale mancanza di senso della “politica del reale” da non confondere con la “realpolitik” di cui forse sa qualcosa in più.
Il Congressino, farcito di rancore antirenziano e di pochissime idee, per non dire nessuna, ha partorito il gioiello del “Abbiamo perso il Congresso, ma anche no” che passerà ai posteri.
Cuperlo è morto. E anche la sua minoranza “che non è proprio una minoranza” non si sente troppo bene.
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