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Il sito No Pasdaran: Nasrallah a Teheran e il “Piano Suleimani”, ecco come l’Iran si prepara a balcanizzare la Siria

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Siria Balcanizzazionedi No Pasdaran

 

Aprile 2013: il leader dell’organizzazione terrorista libanese Hezbollah – Hassan Nasrallah – arriva segretamente in Iran. E’ la prima volta che Nasrallah lascia la Valle della Beka dal febbraio del 2010, anno in cui si recò a Damasco per baciare le mani dei suoi padroni Bashar al-Assad e Mahmoud Ahmadinejad. Cosa spinge Hassan Nasrallah a lasciare il suo Quartier Generale? La risposta è semplice: la Siria…

La caduta di Bashar al Assad, come noto, rappresenta per Teheran un rischio inaccettabile e tutto l’apparato politico e militare iraniano è direttamente convolto nella battaglia per la tenuta del regime siriano, considerato addirittura come la 35° Provincia Iraniana… Questa volta, la riunione a Teheran è stata convocata dirattemente da Qassem Soleimani, l’eminenza grigia del regime iraniano, Capo della Forza Quds e – soprattutto – vero rappresentante degli Ayatollah in Libano e in Iraq. Nel febbraio dei 2013, non va dimenticato, Qassem Soleimani si era recato a Damasco per incontrare i membri del regime siriano e valutare con loro come reagire alla costante avanzata dei ribelli verso Damasco.

L’obiettivo della riunione di metà aprile a Teheran duplice: da un lato bisogna implementare il piano per “salvare la Siria”, dall’altro bisogna assicurarsi che tutti i proxi del regime iraniano sia attivamente e lealmente coinvolti nella realizzazione del piano stesso. Nasrallah, come noto, è un cane fedele e non crea problemi, ma diversi membri di Hezbollah non sono totalmente concordi sul coinvolgimento dell’organizzazione libanese nel conflitto siriano. Hezbollah ha ormai tutte e due i piedi nella guerra civile siriana e – secondo gli osservatori – migliaia di combattenti del “Partito di Dio” assistono quotidianamente le forze di Assad nell’uccisione dei civili siriani lungo il confine con il Libano. Nonostante le smentite, sinora oltre 130 terroristi di Hezbollah sono stati uccisi durante le varie battaglie, ma sono stati tutti sepolti secretamente proprio al fine di nascondere la loro presenza in Siria.

La riunione di Teheran va  come previsto: la pecorella Hassan Nasrallah ribadisce la sua fedeltà a Teheran e promette di colpire duramente i “dissidenti interni”. Qassem Suleimani, da parte sua, gli spiega il piano iraniano per la Siria – già ribattezzato “Piano Suleimani” – incentrato su tre punti:

  1. La creazione di una milizia popolare composta da soli fedeli alawiti e sciiti, sostenuta dall’Iran, da Hezbollah, dall’Iraq e da piccoli contingenti provenienti dal Golfo Persico;
  2. La milizia popolare dovrà essere composta da almeno 150.000 combattenti;
  3. La milizia dovrà essere composta soprattutto da volontari provenienti dall’Iran e dall’Iraq e dovrà affiancare l’esercito di Bashar al-Assad. Una campagna di reclutamento ufficiale del regime iraniano è già partita in tutta la Repubblica Islamica.

In Iraq, grazie alla complicità del Governo centrale, il regime iraniano ha libero spazio di manovra: la rotta aerea transporta uomini e mezzi iraniani verso Damasco, nonostante la Comunità Internazionale abbia più volte richiesto a Baghdad di ispezionare gli aerei iraniani. Finora, però, solo sei ispezioni sono state eseguite, ovviamente senza alcun risultato. Dall’Iraq, quindi, passano i grandi rifornimenti per Bashar al-Assad e, soprattutto, arrivano i miliziani di “Kateeb Hizbullah” e della “Lega dei Giusti”, terroristi addestrati in Iraq direttamente dai Pasdaran iraniani.

E’ cosi che Teheran si prepara a “tenere la Siria”, cercando di creare un enclave Alawita all’interno del Paese, un’area che mantenga una continuità territoriale tra la parte costa siriana, il Libano (fino alla Valle della Beka) e l’Iraq. Come la cartina mostra, però, l’Iraq è più lontano, ma rappresenta la sola unica porta di Teheran verso Damasco. Come tenere, quindi, questo corridoio aperto?

 

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©nopasdaran 2013, per gentile concessione riproduzione vietata

 

 

 

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