dal nostro inviato Massimo Capo
Opening night, (con un po’ di ritardo ma si perdona…): se il successo di una serata si misura da quante persone non riescono ad entrare in sala, allora ieri sera è stato davvero un successo.
La serata inizia con i ringraziamenti di rito e la presentazione della madrina, per questa edizioneGiuliana De Sio, divertente e per nulla presa dal ruolo,che per sua stessa ammissione, deve ancora capire bene che deve fare in realtà una madrina, comunque ci riesce ed il consenso della sala c’è.
Da sottolineare anche la partecipazione di Roberto Casalino che ha proposto le sue canzoni live, firmate come autore, compresa “l’essenziale”che ha vinto il festival di San Remo 2013.
Presente in sala e non è una cosa così scontata dato che spesso le autorità non sono presenti a questo tipo di manifestazioni, anche il sindaco di Torino Piero Fassino che, invitato a salire sul palco, ribadisce l’impegno che dovrebbe avere la politica nei diritti civili, magari ero distratto io ma un vero “punto per punto” su come agire non l’ho sentito e continuo a non sentirlo da nessun politico, non si può certo dire che questa non fosse la sede adatta.
Dopo un toccante ricordo di Ottavio Mai che insieme a Giovanni Minerba hanno dato vita proprio al Togay e la presentazione della giuria che assegnerà i vari premi, si inizia a parlare di cinema con la presenza del regista Trevis Fine che firma il film d’apertura “Any Day Now” interpreti Alan Cumming e Garret Dillahunt.
Il tema è l’adozione da parte di una coppia di uomini,Rudy e Paul, di Marco un ragazzo affetto da sindrome Down abbandonato dalla madre, vicina di casa ,arrestata per uso di droga. Rudy decide di prendersi cura del ragazzo e convince la madre a firmare un atto di adozione temporanea, fino a quando lei rimarrà in prigione. La storia inizia così, una coppia di uomini che vivono assieme ed accudiscono,quello che loro ritengono essere il loro figlio.
Marco cresce in un ambiente tranquillo, ha le attenzioni che un ragazzo della sua età dovrebbe avere, ma che in realtà non ha mai avuto dalla madre naturale.
Assistenti sociali ed insegnanti notano un netto miglioramento nell’apprendimento e nello sviluppo sociale, tutto questo lascia capire che la famiglia di Marco è la famiglia ideale per lui. Naturalmente le convinzioni sociali del 1979 (e quelle del 2013?) impediscono alla coppia di avere Marco in affidamento per sempre. La fine non è un happy ending da cinema americano.
Alan Cumming nel ruolo di Rudy è davvero un bravissimo interprete e si riesce a percepire il coinvolgimento che l’attore ha personalmente con il tema dell’omosessualità. Rudy si divide tra il ruolo di drag e la vita a due con il suo compagno, storia realmente accaduta intorno al 1979, ben dopo i motti di Stonewall, ma ancora lontani dal concepire,l o siamo ancora, una coppia formata da due persone dello stesso sesso, figuriamoci come genitori adottivi. La recitazione di Cumming è misurata, ma allo stesso tempo riesce a rendere chiaro il suo amore per Marco ,la disperazione per il mancato affidamento,la felicità che viene strappata via a tutti i protagonisti.
Garret Dillahunt nel ruolo di Paul, viceprocuratore distrettuale compagno di Rudy, convince per la fisicità da buono in contrasto con la forza che trasmette e che alla fine, forse, farà riflettere chi si è opposto da sempre, al progetto d’adozione della coppia ed al progetto di felicità del ragazzo che finalmente si sentiva figlio di due genitori.
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