di La Lurida (@lalurida)
Il bravo Monti che vuole “salire” la politica (un po’ come “scendimi” il cane) di fatto otterrà un primo, disastroso risultato: portare in parlamento liste che ne sarebbero state escluse e di cui francamente non si sarebbe sentira la mancanza. Ci riferiamo all’Fli di Gianfranco Fini, alla lista di Montezemolo e, in parte, all’UDC di Pierferdinando Casini.
Il gioco sembra chiaro, stare lì dove si vuole stare, che c’abbiamo famiglia (in molti casi più di una, che i cattolici in politica son cosí, la famiglia czi piacze), e rompere i coglioni a Bersani che già si vedeva trionfatore con riserva dell’agone elettorale. La riserva era appunto quella spina nel culo chiamata Senato, dove governare senza puntelli del centro integralista e confindustrino è praticamente impossibile. Verrà da Maroni l’agognato aiuto?
Se la Lega andasse da sola, anche vincendo in Lombardia, il PD avrebbe seggi sufficienti in Senato, sennò ciccia. Così che, lo diciamo a discapito di coloro che già si immaginano una cascata di nuovi diritti per tutti (alla tedesca, natürlich), prima di gridare vittoria diamo tempo al tempo.
La situazione politica italiana non è mai stata così complicata e siccome a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia mai, è probabile che Monti e Bersani si siano già parlati, e capiti, più volte. Al popolino lo diciamo dopo le primarie.
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