Si chiudono le Olimpiadi di Londra, quelle che hanno visto la rinascita dello sport inglese -record storico di medaglia- e le favolose imprese dei soliti noti, si chiamino Bolt, Mo Farah, Phelps, della staffetta americana che cancella la DDR. L’Italia è scomparsa nel nuoto, che l’ha vista trionfare per quindici anni: hanno incolpato la Pellegrini. Non esiste negli sport considerati ”pesanti”.
Nell’atletica solo un bronzo nel triplo con un tipo che salta molto e grida moltissimo, già campione d’Europa ad Helsinki. Mancava Andrew Howe, lo chiamavano l’erede di Lewis i tecnici italiani, sempre modesti. Lo hanno lasciato fuori dalla Nazionale senza dirgli nemmeno perché, il minimo ce l’aveva: il secondo minimo no. Andrew Howe, altra giovane speranza bruciata dell’italico lido, ha fatto molte cose buone, ha promesso molto, ma ottenuto poco. In compenso si è fatto molti tatuaggi: in questo comparte il destino di altre centinaia di migliaia di giovani.
Sono state vinte medaglie, in molte discipline, 8 d’oro, 9 d’argento 11 di bronzo: Petrucci esultante dice che ”siamo nel G8 dello sport”, e non contiamo un cazzo, proprio come nel G8 della politica.
Ci saranno altri giochi e -speriamo- altri dirigenti. I talenti come Andrew Howe non andranno a puttane -in senso lato- e magari riusciranno ad esprimersi come fanno certi Bolt o Black. Tifosi e dirigenti non manderanno a quel paese una come la Pellegrini che ha fatto la storia del nuoto degli ultimi dieci anni con imprese titaniche e record storici, perché arriva quinta dopo avere vinto tutto.
Magari l’Italia diventerà anche una nazione seria. In fondo sognare non costa nulla.