I musei Civici Veneziani hanno gettato sul tavolo, non solo un asso, ma una scala reale, proponendo la mostra KLIMT NEL SEGNO DI HOFFMAN E DELLA SECESSIONE, al Museo Correr dal 24 Marzo all’ 8 Luglio.
Dal 1984, anno della memorabile esposizione ”Le Arti a Vienna”, a Palazzo Grassi, sotto l’egida della Biennale, il grande viennese non tornava con una tale celebrazione in laguna. Direi che questa volta la manifestazione, anche per il centocinquantenario della sua nascita è forse di maggiore importanza per presenza di opere, per lo più provenienti dal Belvedere di Vienna. Pare che, a detta dei curatori, Venezia sia stata privilegiata, nei confronti di altri concorrenti, per la realizzazione di un progetto di grande respiro.
Attualmente Venezia, per questi pochi mesi, risulta essere il secondo museo al mondo per presenza di dipinti di Gustav Klimt. Lo spazio espositivo è quello abituale del museo, al secondo piano, ed è stato sontuosamente allestito giocando fra fregi decorativi, colori di fondo, rivestimenti delle pareti, e cercando un gioco di luci – difficile e spesso poco riuscito anche per la presenza dei vetri che proteggono le tele, e per la difficoltà di coniugare le luci giuste per quadri cromaticamente molto differenti.
Il percorso espositivo inizia con opere giovanili molto interessanti e talvolta eseguite in collaborazione con il fratello Ernst, così come con il confronto con il maestro Franz Matsch. In una presentazione, non poco fantasiosa e pettegola, uno dei curatori ha parlato di un viaggio veneziano nel 1899, in cui l’artista vide i mosaici di S.Marco e ne rimase non poco colpito, tanto da subirne una forte influenza per il suo lavoro successivo, influenza più forte, a detta sua, di quella subita dopo le visite a quelli ravennati, che pure, per sua testimonianza, molto colpirono Klimt…
Potrei continuare molto a lungo, ma mi limiterò a puntualizzare l’attentissima contestualizzazione del pittore nell’ambiente vivacissimo della Vienna dei suoi tempi, ed in rapporto diretto di confronto e di collaborazione con colleghi della levatura di Khnopff, di Hoffman, di Moser ed altri.
Capitolo importante è rappresentato dalla Mostra Beethoveniana del 1902, con riproduzione a grandezza naturale di parte degli affreschi della cosiddetta PALAZZINA DELLA SECESSIONE; successivamente, una sala che sarà sicuramente affollatissima nei prossimi mesi, che vede fronteggiarsi la SALOMÈ (GIUDITTA II) di Ca’ Pesaro con la GIUDITTA del Belvedere, e fra loro il celeberrimo ”Bacio” che in realtà è il progetto del “Concepimento” del fregio Stoclet. Un quadro interessantissimo è IL GIRASOLE acquisito dal Belvedere da soli dieci giorni.
Prima di concludere citerò RITRATTO DI SIGNORA del 1894, da collezione privata. Una raffinatissima signora con un magnifico abito nero.
Il catalogo edito da 24ore Cultura è non solo accuratissimo ed esauriente, ma molto più ricco dell’esposizione e di grandissima eleganza editoriale. La copertina è dedicata alla Giuditta del Belvedere, la retrocopertina alla Salomè veneziana.