Un’altra vittima dei giudici comunisti ha varcato le porte del carcere e lì si trova da un paio di giorni. Si tratta di Lele Mora (coinvolto anche nell’affare Ruby con un altro perseguitato dalle toghe rosse, quell’Emilio Fede che parla di lui come di ”un amico, gli sono vicino”), arrestato per bancarotta fraudolenta.
A parte ciò che diranno i giudici, quello che la giustizia deciderà (ci sono soldi in Svizzera che Mora ha detto che farà rientrare in Italia per pagare i debiti), c’è qualcosa da imparare dai perseguitati dal potere comunista in Italia: il popolino, quei villici ruffiani stalinisti che sostengono il potere rosso in cambio di un lavoro in qualche fabbrica, (ammesso che abbiano un lavoro) sono pronti a mollare il loro migliore amico se questi dovesse finire in galera.
Loro no: la loro statura morale lo impedisce. Loro, i perseguitati dal regime comunista italiano, si sostengono l’un l’altro, si scrivono, si lanciano messaggi, si amano. Quanto abbiamo da imparare da gente così, non è vero?
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