di Paolo M. Minciotti
Niente come un discorso che non significa un cazzo fa tanta breccia delle inutili teste che non sanno altro che pensare a come distruggere la vita altrui. Così oggi l’Ungheria, al grido di “ci sono solo due sessi”, fandonia demenziale già gridata da Trump tra un’altra inutile fandonia e un’altra, ha ulteriormente irrigidito le già scarse libertà delle persone LGBTIQ+ dopo avere, per legge e in 24 ore, vietato il Gay Pride. La motivazione è sempre la stessa: proteggere i bambini.
Lo diceva anche Putin mentre le famiglie russe riportavano i bambini negli orfanotrofi perché non ricevevano abbastanza sostegno economico per il loro mantenimento: quando si dice l’immenso amore della famiglia tradizionale, vero?
Così il Parlamento ungherese ha approvato a larga maggioranza (140 voti a favore e 21 contrari) un emendamento costituzionale che rafforza il divieto della Pride March e introduce nuove restrizioni contro la comunità Lgbtq+, è l’ultima, in ordine di tempo, offensiva “illiberale” del premier Viktor Orbán. L’emendamento fornisce la base costituzionale alla legge approvata il 18 marzo che vieta la marcia annuale del Pride, limitando la libertà di riunione. Fuorilegge anche coloro che hanno una doppia cittadinanza: tutti potenziali traditori dell’Ungheria.
La Russia è giù dentro l’Ungheria. E l’ha presa corrompendo la democrazia. Cosa aspetti l’UE a liberarsi di Orbán è un mistero che scopriremo solo vivendo. Finché dura.
(14 aprile 2025)
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