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Relegati nei post, nei reel, nei commenti, pensiamo di essere “liberə tuttə”

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Sentirsi bombardati in questo momento storico è normale. Sui nostri cellulari scorriamo immagini che non vorremmo vedere, numeri che non vorremmo conoscere, ma soprattutto, dazi, crolli di borsa, dei quali non si avverte la reale paura, come se fossimo anestetizzatə.

Cioè, io la paura ce l’ho, ma non la vedo manifesta come anni fa. Non c’è una seria paura nei confronti della deriva autoritaria, non viene esternata nella maniera giusta nemmeno la rabbia che dovrebbe fuoriuscire dalle nostre gole e che si limita a un post, un reel, un commento, che crediamo sia libero ma non lo è, e lì siamo relegatə, anche perché scendere in piazza a manifestare è sempre più complesso, e sempre più illegale, in un Paese indegno con un sistema giudiziario indegno che assolve stupratori e corrotti ma definisce settantacinque coltellate “inesperienza” e non crudeltà, follia, prenderci gusto.

Nella moltitudine dei nuovi regimi fascisti che prendono piede, in Italia si procede su un’autostrada che va dritta verso la dittatura morbida di ispirazione orbaniana, con il nuovo decreto sicurezza che non introduce un stato di polizia, semmai uno stato simil-fascista, nel quale la narrazione che lo giustifica è la difesa delle forze dell’ordine.

La repressione del dissenso ora avviene tramite il reato, ora non più illecito civile ma penale, del blocco stradale, che ha svariate interpretazioni, come anche la protesta spontanea non autorizzata e la contestazione in pubblico di esponenti, che, da testimonianze a noi vicine, sono state represse e messe a tacere con accuse infamanti e con ore di detenzione in questura.

Già poco tempo fa i divieti a manifestare liberamente le proprie proteste si erano palesati all’orizzonte, con il terrore diffuso dal settembre scorso, ma già dall’inizio del governo Meloni, goccia dopo goccia, la roccia della democrazia e dei diritti costituzionalmente garantiti non sta soltanto venendo scavata, ma polverizzata.

L’infatuazione di Meloni per la legge e l’ordine, per la repressione del dissenso e per l’odio verso il migrante e il diverso, sembra trasformarsi in un amore serio e duraturo, con le forze dell’ordine che non vengono nemmeno più sospese dal servizio quando siano indagate o processate per reati connessi al loro lavoro, e anzi, vengono sostenute nelle spese legali dallo Stato.

Insomma, manganellate per tuttə, ma solo se serve, che tanto paghiamo noi.

 

 

(10 aprile 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 



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