Bardella firma libri – bello giovane e astro nascente, cosa si può chiedere di più a una capo-partito – nell’atmosfera raffinata che solo i parvenu sanno tessere. Sala Concorde di un grande albergo, in prestigioso loco, un po’ di chiampagne, un po’ di prelibatezze alla francese, e il gotha della ultradestra di Marine Le Pen a festeggiare non si sa cosa, dato che non butta bene per la bionda che conta.
Marine Le Pen ha infatti un problemuccio, uno dei tanti che la famiglia politica Le Pen ha affrontato a causa dei soliti giudici comunisti che scorrazzano dalla Francia, all’Italia, alla Spagna con troppa facilità, nonostante continui a parla della futura corsa all’Eliseo, di Europa e della prossima amministrazione Trump. Nostra signora di tutte le destre, prima dell’avvento di Meloni of course, è sotto processo per il caso degli assistenti parlamentari a Strasburgo. L’accusa è pesante: appropriazione indebita di fondi dell’Ue per una faccenduola che vede Le Pen e altri ventiquattro componenti del Rassemblement National al centro della scena sospettati di avere usato fondi del Parlamento europeo per pagare collaboratori che in realtà non lavoravano a Strasburgo ma alle dipendenze del partito a Parigi. Verrebbero un sacco di battute, ma oggi non ne abbiamo voglia.
Il processo è iniziato lo scorso 30 settembre e dovrebbe concludersi entro la fine di novembre. Importanti le conseguenze politiche in gioco: Le Pen rischia una condanna per malversazione di fondi pubblici e quindi una pena di ineleggibilità fino a 10 anni; salterebbe così il giochino dell’Eliseo previsto per il 2027. Le solite “bucce di banana sotto le scarpe [cit.]”, forse comuniste, aggiungiamo noi. Non reati, bucce di banana.
Perché il rapporto tra ciò che spesso si fa e ciò che invece andrebbe fatto è così personale…
(14 novembre 2024)
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