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Se persino quando ti pestano vieni accusato di “volere diventare famoso” che cosa resta di quel che si predica?

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di Samuele Vegna

Pensiamoci un attimo: noi, in una civiltà extraterrestre, che esisterà di sicuro in questo universo grande tredici miliardi di anni luce, saremmo noi, gli alieni, mica loro.

Non essere soli nell’universo è un punto di partenza per comprendere che dappertutto, tutto è reale, non c’è una virtualità che esime le persone dall’esistenza, o che le esclude: sui social, e fuori dai social, tutto è comunque composto da persone, sempre, che siano oltre uno schermo, o che siano per la strada, nelle scuole, negli ospedali, nelle case, nei negozi, nelle vie delle nostre città e paeselli.

E questo è un altro punto di partenza, una conseguenza del sillogismo universale di prima.

Poi c’è il tema che voglio affrontare oggi con determinazione, l’omofobia: ci sono delle varianti anche qui, che però come sempre conducono a una sintesi della malattia che è l’odio, un avvelenamento che c’è da tempo nel nostro mondo, e nel nostro Paese.

L’omofobia, è nei libri di un certo generale, di un certo ministro degli interni e nei discorsi di moltə politicə di successo dei giorni nostri, e di chi gli dà le direttive, come certe associazioni anti-gay, anti-lgbtq+, anti-aborto, e via degenerando. Eppure, chi è queer, o gay, o bisex, o lesbica, o transgender, di vita ne ha una sola come chiunque, e respira lo stesso ossigeno, e ha gli stessi organi, di chi è contro di lui, di lei di loro: e contro i loro diritti.

L’unica differenza è che chi odia non si suicida, non muore dentro di dolore, di paura, e chi odia non subisce la discriminazione sul lavoro, e da parte delle istituzioni, e perché no, persino dalle forze dell’ordine, come emerge dal Rapporto Ecri del quale abbiamo scritto qui.

No, signorə delle destre, l’Ecri “non prende due dati a caso” per poi “metterli insieme come capita” […..]

L’omofobia esteriorizzata è molto diffusa, la chiamiamo così perché è manifesta, avviene in modo palese, lapalissiano, con aggressioni verbali pubbliche e anche fisiche, oltre che magari su libri disgustosi di un certo ex generale dove viene paragonata l’omosessualità al cannibalismo e le aggressioni fisiche accadono più spesso di quanto pensiamo, e sono da denunciare, sempre, ma accade spesso che chi viene aggreditə abbia persino paura di denunciare, perché essere lgbtq+ in questo Paese è un delitto, non un diritto.

L’omofobia ha anche colpito il sottosegretario Spano che si è definito vittima della destra omofoba : ma se ci lavori, che ti aspetti? E qui arriviamo all’altro tema.

L’omofobia interiorizzata è qualcosa di un po’ diverso e del quale non ci si accorge nell’immediato, spesso non se ne accorge nemmeno chi la attua o non la riconosce come tale, perché  si tratta di una forma di odio associabile al maschilismo tossico, al machismo, e che appare all’interno del mondo gay, manifestandosi anche sulle penose app di dating tramite insulti verbali, nickname tossici come “no effemminati”  “solo maschi”, “no passive”,  “no donne”, “no trans”, “no checche”, “cerco solo attivi”, come se queste app, anziché connettere tra loro le persone e farle parlare e connettere positivamente le loro menti e i loro mondi, servissero oramai soltanto a tristi rapporti sessuali e a escludere, oltre che ad altri commerci.

C’è chi si è tolto la vita a causa del bullismo, dell’odio ricevuto dai machi tossici che popolano le app di dating gay, e il mondo reale: come spiega Mariano Gallo, ovvero Priscilla Drag, in questo reel ci sono gay machi tossici all’interno della comunità lgbtq+ che sono omofobi, che sono di destra estrema, che sono cattolici ultraconservatori, che sono parassiti, che sono contro la libera espressione dell’arte queer e drag, o dello stesso tenersi per mano in pubblico per le coppie gay, che sono contro la lotta in corso nel Paese e che la sabotano col metodo fascista trasversale, lavorando solo per loro stessi e per la loro carriera, e che hanno portato per questo a leggi mutilate come le unioni civili, o a proposte di legge inutili e umilianti come le Legge Zan, ben poco severa e che non è stata approvata, e che non era davvero contro le discriminazioni, quasi che il punto fosse ancora una volta rafforzare solo l’associazionismo.

Di gay contro gay ne so qualcosa, mi hanno portato a processo per questo, proprio perché io davo voce a quella parte di comunità che vuole davvero l’uguaglianza e l’equità nei diritti.

Ad oggi, purtroppo siamo ancora un Paese dove passano sottotraccia episodi come quelli di Nicolò Fraticelli, un Paese dove passa sottotraccia un fatto gravissimo come la sospensione del film sulla storia di Andrea Spezzacatena, “Il Ragazzo dai pantaloni rosa”, decisione poi rientrata, un Paese dove la discriminazione giunge persino dall’interno del mondo gay: quando venni seriamente aggredito sei anni fa, mi venne persino detto da gente interna ad associazionismo di moda che mi ero dato i pugni in faccia da solo per diventare famoso (se non è questa omofobia interiorizzata, che cosa lo è?), e tutt’oggi c’è chi ancora dubita della mia storia, e c’è chi se la è oramai dimenticata, come c’è chi si dimentica che ogni giorno sono 50 le aggressioni omofobe, verbali o fisiche in Italia non denunciate nel penale, ma sono migliaia le chiamate al numero verde per questi avvenimenti.

Le associazioni lgbtq+ devono parlare e scrivere di più e lavorare di più sul tema dell’omofobia interiorizzata, e accogliere meglio e con più dignità e rispetto le vittime di omofobia, altroché solo i soliti carri da pride: tutto il resto manca, tutto il resto non c’è, e non è comunque abbastanza: chi ha denaro e successo dentro la comunità lgbtq+ dovrebbe aiutare chi non lo ha, soprattutto i singoli, non solo le classiche, vecchie associazioni, ma anche quelle nuove dei giovani che ci credono davvero, ed è mia intenzione creare qualcosa per contribuire, perché siamo tuttə bravə a scrivere, ma agire è importante, per riuscire a creare un mondo migliore e magari, per cambiare l’Italia.

Se ci sono persone che ancora oggi all’interno della stessa comunità lgbtq+ sono omofobe, significa che le associazioni attualmente presenti sul territorio non funzionano, o non guardano abbastanza nel proprio orticello: prima di fare i gay pride, magari sarebbe il caso di prevenire davvero i problemi interni alla propria comunità e di combatterli sul serio, omofobia interiorizzata e droghe compresi. E’ un j’accuse. Lo so. Ma lo penso.

 

 

(1 novembre 2024)

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