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A proposito di quel “metodo trasversale”, sempre quello, e di libri revisionisti

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Un libro di storia che contiene riferimenti errati, può essere al massimo un libro di storielle, non di certo un libro da far adottare a tutte le scuole del globo terracqueo, e non rappresenta una libera espressione ma semmai un’espressione di un metodo trasversale di revisionismo storico, perché è anche così che agiscono i cultori del metodo trasversale: mistificando la Storia la rendono loro amica, cambiano punti e virgole, e non solo, affinché la Storia sia una bella narrazione della quale possono convincersi e convincere.

C’è chi ancora è svegliə e la pensa diversamente, in autonomia, c’è chi ancora pensa che insultare la Memoria e la Storia sia sbagliato e disgustoso, e ha preso l’ottima iniziativa di contestare la presentazione di un libro che ha ritenuto a torto o a ragione dannoso, sbagliato, e puramente propagandistico. Da quelle considerazioni nasce, pochi giorni fa, la ribellione di quaranta dipendenti della Gnam di Roma che hanno detto no alla presentazione del libro di Italo Bocchino, enunciando il loro dissenso.

Così, tanto per cambiare, che cosa ha fatto la direttrice della Galleria che ha ospitato la mostra di Tolkien – non esattamente un successo planetario – tanto cara a Meloni? Ha  segnalato i dipendenti al ministero della Cultura, come se avessero commesso un reato, e dopo la denuncia c’è stata una seconda lettera di solidarietà ai e alle dipendenti, inviata stavolta da docenti al Presidente della Repubblica.

A denunciare l’episodio, non certamente isolato e che riguarda tuttə noi, è la Cgil che parla di “grave violazione della libertà di espressione”.

Lavoratori e lavoratrici della Galleria Nazionale d’Arte Moderna a inizio ottobre hanno così scritto una lettera indirizzata alla direttrice Renata Cristina Mazzantini per chiedere di annullare la presentazione del libro “Perché l’Italia è di destra – Contro le bugie della sinistra” di Italo Bocchino alla presenza dell’autore e del presidente del Senato, Ignazio La Russa, nei locali della Galleria. L’iniziativa non era stata gradita.

La direttrice della Gnam, infatti, successivamente ha inviato i nomi e cognomi delle persone che avevano espresso il proprio dissenso al ministero della Cultura e ad “autorità competenti” non meglio precisate. Un tempo si chiamava delazione, chissà oggi come la chiamiamo? Questo è un danno alla democrazia e alla collettività, inteso a far paura a chi si ribella e a chi la pensa diversamente dal pensiero unico trasversale e fascista: non dobbiamo avere paura, il segreto è combattere ancora di più le loro forzature e il loro metodo.

La soluzione al fascismo è attuare il nostro metodo di libera espressione individuale, e dare solidarietà a chi viene tormentato.

 

 

(17 ottobre 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 



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