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Ci sono libertà vere e libertà presunte. E poi ci sono quelle che son così poche che meno male che ci sono

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di Samuele Vegna

Se parliamo di libertà d’espressione oggi, immaginiamo che sia scrivere il nostro pensiero su un social network attraverso tasti di tastiere e o pollici opponibili; o dare la nostra (imprescindibile?) opinione, senza magari ragionare sul fatti che siamo su una piattaforma privata gestita da miliardari che fanno i loro interessi, mica i nostri : secondo voi il nostro pensiero sarà davvero libero in un luogo di proprietà di qualcun altro, in casa d’altri?

Ci sono cascato anch’io, che ho solo ottantamila followers – ma ci tengo a dirlo -, eppure penso di essere qualcuno, ma soprattutto spero che chi mi legge dia adito a un dibattito, perché la libertà d’espressione è dibattito, è confronto ed è dialogo, non è soltanto esprimersi con un post. Considero anche che la libertà d’espressione sia qualcosa che va oltre i nostri pollici opponibili, un concetto potente che è radicato dentro l’animo umano in modo profondo e che spesso se viene espressa con giustizia e oggettività, risulta essere una verità scomoda e impopolare che non è spesso condivisibile sulle nostre piazze virtuali. Sarebbe forse meglio esprimersi con la nostra voce e la nostra presenza in piazza, ma in quella piazza pubblica vera e reale che riunisce sul serio e nel concreto le persone, e non soltanto le personalità e le opinioni, ma le idee e i valori collettivi.

Nelle democrature attuali, nelle democrazie illiberali, e si può serenamente considerare l’Italia una di queste da molto più tempo di quel che crediamo perché siamo stati una democrazia per pochissimo tempo nelle nostra Storia, come regione del mondo che rappresenta un atomo paragonandoci all’intero universo – e che molti paragonano a uno stivale per la forma, o a uno spicchio per l’esiguità della superficie – c’è la Costituzione che prevede di essere liberi d’esprimerci, eppure stiamo provando a esprimerci in piazza ma veniamo repressə: eccola qua, la repressione del dissenso che avviene così facilmente nelle piazze perché con un minimo pretesto si viene manganellatə, figuriamoci sui social laddove viene gestito tutto in base a quello che fa più clic e che dipende da un algoritmo.

Davvero vogliamo continuare ad essere servə di un algoritmo che stabilisce esso le regole del dibattito e del dissenso?

Un tempo si leggeva di più, è un dato di fatto, non ho necessità di un grafico per dimostrarlo, ma mi accorgo che ormai i giornali sono pochissimo letti e i telegiornali sempre meno visti, ché sono di parte, ché non sono oggettivi, ché non raccontano fino in fondo il vero: perché il vero è scomodo.

Men che meno si leggono le cose che ci fanno bene: la Libertà nasce dall’avere a disposizione il più ampio numero di testi scritti, a buon mercato, che non possano comprarli solo i ricchi, e che siano di ogni genere, dalla possibilità di avere un equilibrio politico e idealistico tra le parti politiche e che soprattutto siano rispettosi e non nauseabondi come alcuni libri che purtroppo ho dovuto leggere; nell’arte della guerra, non bisogna mai sottovalutare il proprio nemico, ma soprattutto, bisogna conoscerlo: per me il fascista è un nemico, qui io seguo il principio di Sandro Pertini, ma attenzione: il fascismo è un luogo politico prima che un essere che cammina su due gambe, ed è laddove c’è chi sostiene che un diritto è dannoso e non considera che un diritto prevede l’opzione di usarlo oppure no, e non prevarica nessuno. In piazza il fascismo perderebbe. Leggendo, il fascismo perderebbe. Scrivendo e dando le notizie oggettivamente, il fascismo perderebbe. Con la verità e con la conoscenza il fascismo non esisterebbe.

Il fascismo è l’abuso, non è soltanto l’odio, non è solo l’ignoranza, ed è l’indifferenza che abbiamo verso tutto il male che ci accade intorno, e un post su un social non cambierà la situazione. Ma ci fa sentire utile. Per questo è una presa in giro. Per non farsi prendere il giro c’è il voto. E soltanto il voto espresso e non comprato o venduto, soltanto la riflessione sui valori e la ricerca di quei valori di verità e libertà in un leader e non in un capo, potrà salvarci.

 

 

(20 maggio 2024)

©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 



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