di Daniele Santi
Le destre di questo paese hanno un problema che è proprio di quella descrizione di sé che ha dato la presidente del Consiglio (che parla di se stessa al maschile) definendosi underdog – salvo poi parlare di evitare le parole straniere nell’uso quotidiano: vogliono stravincere per dimostrare di essere superiori anche a loro stesse.
Così, pur di stravincere, decidono di inondare di problemi le opposizioni: e sembra proprio essere questa, molto semplicemente, la strategia del ministro Piantedosi certamente sorretti da ottimi consiglieri, che ha deciso di dirottare le navi Ong verso le città portuali governate dal PD. L’aspetto politico mira a destabilizzare quelle città, così da eventualmente riconquistarle, grazie (a causa de) all’approdo dei migranti in loco come se le leggi non obbligassero alla ricollocazione nel resto d’Italia. La notizia è la decisione di “dire no a porti più vicini per Ocean Vikings e Geo Barents“, richiesta che era stata avanzata per le pessime condizioni del mare e anche per la follia di assegnare un porto a 1500 e più chilometri dalla zona di salvataggio in nome del solito facciamo le cose con rigore, ma senza sapere nemmeno il perché che è altra caratteristica di queste destre abituate a brandire la clava per impossibilità di ragionamento.
Slealtà istituzionale? Disumanità? Razzismo? Odio verso i migranti? Dobbiamo farla pagare alle Ong? Semplice cecità da burocrati alla Brazil? Non si capisce bene. Ciò a cui stiamo assistendo sono le grida delle solite destre che vogliono stravincere e non ci riescono mai, perché governare non è vincere, ma è creare un paese dove tutti – e non sono la parte politica che ha portato alla vittoria il governo pro tempore – possano vivere meglio. Un concetto che a queste destre sembra essere sconosciuto dal 1994: da quando, cioè, il primo governo Berlusconi ha deciso, nei fatti quando non nelle parole, che esisteva un’Italia di serie A (quella che votava lui) e poi c’era il resto d’Italia. I cloni che sono seguiti non si sono mai scostati da quella linea politicamente cieca e, tocca dirlo, profondamente razzista.
Ma la colpa, dal 1994 ad oggi, è sempre di chi non li vota e di chi, facendo opposizione come da dettami costituzionali, non li lascia lavorare.
(8 gennaio 2023)
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