di Daniele Santi, #LaProvocazione
Capite che in Salvini c’è del genio. Inconsapevole, riterrete voi, ma c’è del genio. Intervistato, occhi pesti come se si fosse almeno alzato, in pochi secondi riesce a parlare di Ponte sullo Stretto che crea indotto per l’ILVA (della quale è stata ordinata la chiusura), che ci sono troppi esperti che parlano di qualsiasi cosa, “al di là della salute” [sic], celebra Bertolaso e il suo piano da un vaccino ogni sette minuti – “ma ovviamente devono arrivare i vaccini”, se n’è accorto – ma riesce a finire nell’Olimpo degli eletti con la frase: “La gente più lavora, meno parla e meglio è”.
A un politico che non fa altro che apparire a dire tutto e il suo contrario, che è in campagna elettorale perenne, che non presenzia alle riunione in Parlamento se non quando è strettamente necessario e che si è votato al filo-governatorismo-salutista dopo avere fatto il giro dell’Italia a farsi selfie – e senza mascherina, poco si può credere quando dice le stesse cose che diceva dodici mesi fa: prima in nome del sovranismo illiberale di ispirazione Trump-putinista ed ora invece nei panni dell’improvvisamente europeista. Naturalmente perché le associazioni e i cittadini (e non la convenienza) gli hanno detto: “Per favore entrate nel governo anche voi, sennò sarà un governo di sinistra”.
E ad essere proprio molto fortunati potrebbe anche succedere che dopo avere pronunciato la frase “La gente più lavora, meno parla e meglio è”, la metta anche in pratica. Sarebbe una rivoluzione.
(14 febbraio 2021)
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