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FarmVille: molto più di un semplice videogioco #Gustappunto di Vittorio Lussana

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di Vittorio Lussana, #Giustappunto

 

FarmVille, il popolare gioco di Facebook, non esiste più. Si trattava della simpatica simulazione gestionale di una fattoria divenuta molto popolare per quasi un decennio. La Zynga, la società produttrice, in una nota ha comunicato di dover chiudere il gioco per la dismissione di Flash Player: un programma che Adobe utilizzava per dargli una ‘veste grafica’.

Pur non frequentando da tempo la mia ‘fattoria virtuale’, la notizia ha rappresentato un duro colpo anche per il sottoscritto. Per alcuni anni, FarmVille è stata un’importante oasi di ‘relax’: un modo per stemperare tensioni e brutti pensieri. Ma a prescindere dal dispiacere personale, è giusto ricordare come, a un certo punto, tutti o quasi ci giocassero. Distribuito per la prima volta nel giugno 2009, in meno di due mesi toccò la vetta dei 10 milioni di utenti giornalieri attivi, fino ad arrivare, nel giro di pochi anni, a quota 80 milioni di praticanti.

Il gioco doveva essere seguito quotidianamente: se si saltava anche soltanto un giorno, per un qualsiasi motivo, le colture andavano in malora e bisognava seminare nuovamente il terreno, perdendo denaro. Era necessario, insomma, un impegno costante, per evitare di perdere i raccolti. Proprio per questo, a un certo punto divenne una ‘manìa’ molto criticata: il ‘Time’ lo giudicò tra le 50 peggiori ‘invenzioni’ della Storia, insieme alle ‘pop up’ pubblicitarie e ai bagni pubblici a pagamento. E nel mondo dei videogiochi era sottostimato: troppo ‘pacifico’ e con scarse possibilità di sviluppi a lungo termine.

Eppure, la sua vivacità grafica, semplicissima e molto colorata, trasformò in ‘videogiocatori’ tantissimi utenti di tutte le età, contribuendo a trasformare Facebook da semplice piattaforma ‘testuale’ tendente al ‘voyerismo’, in un luogo in cui trascorrere alcune ore di relax. FarmVille è stato, insomma, il vero alleato della fortuna di Mark Zuckerberg, aiutando Facebook a diffondersi in tutto il mondo soprattutto nel suo primo decennio di esistenza.

Insomma, un videogioco che ha lasciato un ‘segno’ nonostante le critiche, spesso un po’ invidiose. La sua logica ‘contadina’ ha infatti dimostrato come un ‘game’ non aggressivo, non ‘targettizzato’ e strutturalmente semplice, possa divertire senza stimolare l’aggressività dei suoi giocatori, svolgendo addirittura una funzione di ‘stabilizzazione umorale’. Perché anche un videogioco può avere funzioni tutto sommato positive, stimolando l’intelligenza e un coinvolgimento aggregativo tra le persone.

 

(29 gennaio 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 




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