di Chris.Co.
A volte viene da chiedersi se i fatti, anche quelli importanti, quelli che hanno in sé la forza di cambiare davvero le cose, non vengano costruiti intorno ad un disegno, ad una immagine che meglio ne sappia veicolare l’informazione, la sintesi. Tutto è immagini ormai. Scatti: rubati o orchestrati che scorrono veloci sotto l’indice, prigionieri degli smartphone. Scatti corredati da minime didascalie. Parole più o meno trasparenti. Spesso mai lette.
Come si racconterà, come si narra già questa futuribile pace d’Ucraina?
Due sedie di velluto rosso messe di rimpetto, vicino al feretro del pontefice che per primo si chiamò Francesco, lì nel Sancta Sanctorum dell’intera cristianità. Un abbraccio ecumenico consumato al centro del mondo. Una trama tra le più belle. Un intreccio che ha del fiabesco. Del medioevale.
Il Papa, il combattente, il presidente.
E viene da chiedersi se la diplomazia che vi si cela dietro non sia proprio l’ultima volontà del pontefice, sempre diretto e poco attento alla forma tanto da poter creare quest’unicum, quest’immagine che meriterebbe un affresco.
Per molti almeno. Ad altri invece (come a me) viene da chiedersi se a questi due uomini mancassero davvero dieci minuti per allontanarsi da quella bara e colloquiare in separata sede. Ma siamo i soliti irriverenti, miscredenti, malpensanti.
L’immagine è forte e se anche la guerra continuasse a dispetto di questa, nessuno mai potrà scordarla. In particolare mi riferisco alla nostra premier che tanto si spende per vendersi come l’artefice di codesto strano summit. Ma non credo che la diplomazia vaticana abbia di che apprendere da quella di Meloni e neppure la francese o la britannica.
Non so chi abbia messo quelle due sedie lì, dietro la porta (erano tre, una è stata tolta velocemente, quando si dice la prontezza, poco prima del piss off di Trump a Macron), pronte ad essere spostate nel mezzo del mondo, ma non scommetterei sull’inquilina di Palazzo Chigi.
Ci si augura però che la potenza dell’immagine guidi davvero gli eventi e conduca alla pace.
(28 aprile 2025)
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