di Paolo M. Minciotti
Il governo autarchico di Viktor Orbán ha avviato una “consultazione” popolare sull’adesione dell’Ucraina all’Ue: tutti gli elettori ricevono per posta una scheda di voto per pronunciarsi sull’appartenenza in futuro dell’Ucraina all’Unione europea. Così da legittimare le sue posizione euroscettiche – che sembrano essere meno scettiche quando gli arrivano miliardi dall’Ue.
La nuova propaganda anti-Ue di Orbán che non ha valore giuridico ma serve a tastare il polso alla popolazione, è aiutata da manifesti giganti con le foto di Ursula von der Leyen e Volodymyr Zelensky e la scritta: “Non permettiamo che decidano al posto nostro!”, a meno che non arrivino miliardi da Bruxelles, verrebbe da dire. Ma solo ad essere maligni. Orbán ci tiene a sottolineare che “Bruxelles fa accelerare l’adesione ucraina senza chiedere l’opinione della gente”, mentre questo causerebbe immensi danni per l’Ungheria, con rischi per gli agricoltori, per i posti di lavoro e le pensioni, anche se non si capisce il perché di tale affermazione dal momento che l’adesione dell’Ucraina, qualora fosse possibile, non sarebbe certo in atto da dopodomani, ma ci sono le elezioni alle porte, e Orbán potrebbe perderle contro Peter Magyar, meglio cominciare con la propaganda in anticpo. Certo, secondo il mondo odierno gli avversari politici, soprattutto quelli più pericolosi, si possono sempre sbattere in galera, con qualsiasi scusa. Ma non è detto che Orbán scelga la rischiossima opzione. Meglio seminare il panico tra la popolazione.
Se l’Unione europea “fosse stata come è oggi nel 2004, non è certo che vi saremmo entrati a far parte”, conclude Orbán ma dimentica di dire che lui non era primo ministro nel 2004 – ai tempi il Primo Ministro dell’Ungheria era Ferenc Gyurcsány che assunse la carica il 29 settembre 2004 – e che avrebbe potuto uscirne dopo, quando tornò al potere.E non sarebbe stata una gran disgrazia, chiosiamo noi, se ne fosse uscito. Con tutto il rispetto per l’Ungheria e meno per il suo leader al potere da troppo tempo che ha minacciato l’uscita di Budapest dall’Ue “quando arriverà il momento in cui varrà la pena prendere la decisione di andarcene”.
Secondo dati incrociati provenienti dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo, informazioni confermate da autorevoli testate come Politico e Brussels Signal, tra le altre, l’Ungheria di Orbán ha beneficiato di un flusso di fondi che definire singificativo è un eufemismo, essendo la cifra stimata in circa 50 miliardi di euro; tra il 2010 e il 2022, i fondi annuali ricevuti dall’Ungheria dal bilancio dell’UE sono stati in media quasi il 3% del suo Reddito Nazionale Lordo (RNL) annuale.
Le battute le lasciamo a voi. Ce ne sarebbero a bizzeffe.
(26 aprile 2025)
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