Sono terrificanti, o dovrebbero esserlo per un imprenditore, i dati del primo trimestre del 2025 di Tesla secondo i quali l’azienda muskiana vede un calo del 20% dei ricavi del settore automobilistico, con gli utili scesi di oltre il 70% e con la società che ha avvisato gli investitori che quella che con molta nonchalance definisce “situazione critica” potrebbe continuare, come se questo avvenisse per caso e non per causa.
Musk nel frattempo continua a zuzzurellonare tra gli uffici dove il profumo del potere inebria e annuncia che il suo “impegno con Doge” diminuirà perché il suo “lavoro al dipartimento è quasi completato. Lavorerò uno o due giorni a settimana finché Trump lo vorrà”. Ma Trump, la notizia venne smentita poche ore dopo l’uscita, gli avrebbe già detto bye bye. Un bye bye che dovrebbe diventare definitivo tra la fine di maggio e gli inizi di giugno 2025. Almeno stando a pettegoli comunisti e pericolosa informazione woke (mai si è vista parola usata più a cxxxo, quasi come usano gender in Italia).
Elon Musk ha annunciato, scrive SkyTg24 sul suo sito, che da maggio ridurrà il lavoro per l’amministrazione Trump per concentrarsi su Tesla anche se continuerà a vigilare affinché “sprechi e frodi non si verifichino più”. Si dimentica di ricordare le migliaia e migliaia di reintegri dovuti ai suoi licenziamenti giudicati illegittime da una parte all’altra degli USA.
Da quando Musk è alla guida del dipartimento per l’efficienza energetica le azioni e le vendite della Tesla sono colate a picco. Gli scappati di casa dopo avere invaso l’Italia hanno colpito gli USA, lì però sono più ricchi, più arroganti e, se possibile, ancora più ignoranti e impreparati (basti considerare che uno dei premi nobel al servizio di Trump) condivideva i piani di guerra contro gli Houti con moglie e cognato. Via whatsapp.
(23 aprile 2025)
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