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Alla Casa Bianca il balletto delle bugie e delle guasconate trumpiane

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di Daniele Santi

Un vero e proprio imperatore circondato da lacchè e scendiletto, quello che Meloni si è dovuta sorbire, nell’ennesimo show alla Casa Bianca di Donald Trump che ha attaccato tutti e raccontato tutto e il suo contrario: dai miliardi, triliardi e fantastiliardi che gli USA starebbero guadagnando grazie ai dazi, all’inflazione in calo (che invece cresce), a un discorso guadagno in termini di milioni di dollari con la lotta al fentanyl, per poi attaccare anche la Banca Centrale a stelle e strisce.

Meloni, dal canto suo, ha tirato fuori dalla tasca del tailleur il pragmatismo che bisogna riconoscerle, quanto mai utile quando si ha a che fare con un simile distruttore dell’esistente in nome di chissà cosa: “Sono sicura che possiamo raggiungere un accordo. Sono qui per aiutare“, ha detto la presidente del Consiglio aggiungendo poi di pensare che “la strada migliore sia parlare con franchezza delle necessità di ciascuno e cercare una mediazione“.

Così Giorgia Meloni si è rivolta a Donald Trump prima del pranzo di lavoro nella Cabinet Room della Casa Bianca, durante la sua visita a Washington invitando, subito dopo, il presidente americano a una visita ufficiale in Italia.

Lui, da parte sua, si è sperticato in complimenti: “Una grande premier e leader nel mondo. Sta facendo un ottimo lavoro in Italia” – che sarebbe un’ottima ragione per non fidarsi, ma nemmeno qui Meloni si è fatta trovare impreparata infilando tutta una serie di cose che l’Italia e gli USA potrebbero fare insieme, inserendo poi niente affatto casualmente la frase “dieci miliardi di euro” che è sembrato essere il limite oltre il quale l’Italia non sembra essere disposta ad andare, dentro la nuova relazione in progress con l’America trumpista, finché dura.

Ora è chiaro che una cosa è ciò che si dice a favore di telecamera e altra cosa è quello che si dice negli incontri privati. La frase meloniana: “Abbiamo molti valori in comune” lascia spazio a molti dubbi e a una sola certezza: che anche con Trump la comunanza d’intenti sta nel ristretto ambito del restringimento di alcune fondamentali libertà individuali con direzioni autarchiche poco tranquillizzanti. Ma è troppo presto persino per le illazioni. Per ora Meloni potrebbe portarsi a casa un ottimo risultato: un incontro a Roma con Trump, invitato ufficialmente, Meloni e i vertici dell’UE. Trump ha accettato l’invito.

Per le critiche a Meloni, che sono tante e su tanti temi, per oggi non se ne fa nulla (pur avendo Meloni confermato con chiarezza quello che politicamente è) perché oggi la presidente del Consiglio che non abbiamo votato e non voteremo, ma che è anche la nostra presidente del Consiglio, ha portato a casa un successo per l’Italia evitando, abilmente, di cadere nella trappola della discussione sui dazi sui quali lei sa benissimo di non avere potere di trattativa.

Per criticarla sull’infelice frase sul woke e sul nazionalismo occidentale avremo tempo e spazio.

 

 

(17 aprile 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



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