di Vittorio Lussana
In fondo, la figuraccia americana sulla chat ampliata per errore anche a un giornalista, smaschera definitivamente il vero volto di queste destre populiste: esse sono culturalmente improvvisate, totalmente prive di ogni qualsivoglia progetto politico che non sia quello imperialista del XX secolo, o addirittura quello neo-colonialista del XIX.
Abbiamo scritto peste e corna dei francesi, che costringevano il Senegal alla monocultura delle arachidi, desertificando i terreni. E adesso ci ritroviamo con la principale potenza mondiale guidata da un gruppo di ragazzini smaniosi di aggredire la Groenlandia, al fine di depredarla delle sue risorse e accorciare sia le rotte di navigazione navale, sia quelle garantite dal diritto aerospaziale.
Ricordiamo benissimo i commenti degli ultimi decenni – ma anche quelli ai tempi della guerra fredda – di professori e accademici: “Gli Usa sono la più grande democrazia del mondo”; “un vero miracolo istituzionale e democratico”; “un esperimento presidenziale riuscito, poiché basato su quelle procedure di ‘check and balance’ in grado di regolare ogni squilibrio tra i poteri dello Stato”. Tutte esagerazioni, ovviamente. Soprattutto in un Paese come il nostro, cronicamente malato di retorica.
In tal senso, pur non nutrendo alcuna simpatia per il vicepresidente J. D. Vance, è parzialmente vero che il mondo accademico e universitario di tutto il mondo sia strapieno di baroni e cariatidi. Anche appartenenti al campo progressista, per carità, perché pure noi cerchiamo di svolgere il nostro lavoro onestamente, senza proteggere o coprire nessuno. Tanto ci pensano i Franceschini di turno a farneticare sui cognomi e ad altre sciocchezze del genere.
La popolazione della Groenlandia, composta in larga maggioranza dall’orgoglioso popolo Inuit, da lunghi decenni sta cercando di rendersi autonoma o, addirittura, di affrancarsi dal Regno di Danimarca. E adesso rischiano di finire sotto il dominio di Donald Trump, che dopo aver negato per anni il global warming, proprio in conseguenza di quest’ultimo si è accorto che la più grande isola del mondo è diventata sfruttabile. Hai capito il presidente? La butta sul negazionismo e, al contempo, ne approfitta. Come un pirata vichingo qualsiasi, totalmente privo di scrupoli, che rischia di condannare gli Stati Uniti d’America all’isolamento e all’inaffidabilità.
Impiegare 80 anni per capire che gli europei sono degli “scrocconi”, dopo essersi fatti affiancare in tutte le guerre degli ultimi 30 anni, dal Golfo Persico ai Balcani, dall’Afghanistan alla Libia, dalla Somalia all’Iraq, significa solamente autocertificare la propria stupidità.
Un’autocertificazione, tra l’altro, assolutamente non richiesta, né necessaria.
(27 marzo 2025)
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