Matteo Salvini si porta avanti con il lavoro. Con tutto quel che dovrà dire al congresso federale del 5 e 6 aprile a Firenze, dove dirà probabilmente di non essere per niente abbarbicato alla poltrona di segretario, soprattutto perché non c’è competizione interna (il carroccio mezzo rotto chi se lo piglia), è persino probabile che in tempi di stretta autarchia, persino sul proprio pollaio o soprattutto su quello, si ritorni all’impugnare l’orrenda bandiera dell’identità nordista. Fai la giravolta falla un’altra volta…
Facendo il grande sacrificio di smettere per qualche giorno di immolarsi per Trump e Putin, ben sapendo di dare un dispiacere ai vari Massimiliano Romeo, Luca Zaia, Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e da una larga fetta del gruppo dirigente del partito, lui disegnerà la sua nuova Lega di super-destra mentre, dicono i pericolosi comunisti che scrivono sui giornali, “Il 90% della Lega non condivide le posizioni di ultra destra” di Salvini.
Ma potrebbe esserci un pericolo, anche se in tempi di congresso tutto è show, perché spunta una mozione a firma di Alberto Stefani, segretario veneto, che sembrerebbe piacere a gran parte del Carroccio ancora prima di venire formalmente presentata al congresso federale: a tutti vuol dire dalla Lombardia all’Emilia-Romagna e con la benedizione di Luca Zaia. Tutti nordisti. Chissà se decideranno di annettersi il Canada anche loro – anche se li si vedrebbero meglio all’assalto del Sud Tirolo. Così col nord in primo piano tornerà il morte al terùn, diversamente articolato. Perché “O la Lega ritorna Lega o non avrà futuro” come ha tuonato qualcuno. Che evidentemente un futuro lo vede ancora. Beato lui. Per quella Lega là, mica la Lega di oggi.
Si torna al Nord dunque. Anzi tutti al Nord. Tutti nordisti. Così ce ne possiamo anche fregare del Ponte sullo Stretto, che era una roba da terùn e si tornerà a fare il tifo anti-sud nel becero modo che speravano fosse scomparso per sempre. E’ tempo di Congresso e vale tutto. Non ne facevano uno dal 2017. Che almeno festeggino. A modo loro, chiaro.
(15 marzo 2025)
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