Non c’era il fiume di gente che Salvini evocava nei suoi poveri annunci, poveri di contenuti e poveri di politica proprio come chi li lancia, ma c’erano i gazebo. Attivisti non entusiasti, ma encomiabile l’impegno, e molti di loro anche tra coloro che sono leghisti doc che non sono proprio entusiasti del segretario improvvisato e che, secondo alcuni, avrebbe fatto il suo tempo, ma al di là di questa cronaca di poche righe estrapolata da “Quattro passi per i gazebo leghisti che dovevano cambiare la storia”, di prossima uscita su questi schermi, non c’è molto altro da dire.
Pochissimi i leghisti, almeno dove abbiamo messo il naso noi; pochissimo l’entusiasmo e pochissima, davvero pochissima, la credibilità: come continuare a seguire la linea di un segretario che ripete a fotocopia quello che dice Trump, poi quello che dice Musk, e poi ancora Trump e via fotodicendo, che si inventa mille gazebo contro tutto in quindici secondi e poi in Parlamento vota tutto quello che Meloni ordina?
Va infatti steso un velo pietoso sui commenti contro il segretario lanciati da coloro che i gazebo costruiscono, montano, smontano e tengono vivi.
(8 marzo 2025)
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