di Marco Biondi
Il Trumpismo non ci sta facendo scoprire grosse novità; segue cioè la solita, normale, banale, sconfortante tendenza di tutti i populismi: tanti annunci, tanta enfasi sui media, e poi l’inevitabile, implacabile confronto con la realtà.
Parlo di due notizie che abbiamo visto sui media in questi ultimi giorni: la prima notizia, riportata anche da Gaiaitalia.com Notizie, ci ha raccontato che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato il suo ordine esecutivo con cui aveva tagliato 2 miliardi di dollari destinati al programma USAID; la seconda riguarda invece la sospensione dell’applicazione dei dazi imposti al Messico.
Ecco le mie riflessioni in proposito.
Quando è più importante “comunicare” la notizia, che non la misura in sé. Perché ci sono delle Leggi, esiste una Costituzione che ci racconta quali sono le misure che si possono adottare e quali, invece, richiedono del lavoro, per cui non basta firmare una Legge, ma bisogna prima capire se quella legge si può promulgare. Nel caso della nostra prima notizia, direi che Trump non ci ha fatto un figurone. Anzi, l’effetto è stato quello dello svuotamento del secchio controvento. Una legge che dava la misura di quanto a Trump e alla sua amministrazione non interessi il sostegno ai più bisognosi e quanto questa nuova amministrazione punti sui risparmi verso tutto ciò che non riguarda “l’America first”.
Il fatto che la Corte Suprema abbia bocciato quella Legge non può che farci un piacere immenso.
Relativamente alla seconda notizia, Trump ha scoperto che l’imposizione dei dazi decisa nei confronti del Messico, aveva delle grosse ripercussioni sulla stessa industria statunitense. Trump è forse rimasto “indietro, forse al secolo scorso”, perché non ha capito quanto la globalizzazione abbia parcellizzato, in giro per il mondo, le produzioni che, una volta, erano quasi esclusivamente interne. Appena scoperto – perché glielo hanno fatto scoprire, evidentemente – l’incidenza che i dazi avrebbero avuto sui componenti utilizzati dall’industria automobilistica statunitense, ha pensato bene che, forse, chissà, la sua misura fosse stata prematura, approssimativa, antieconomica, e ha deciso di mettere in pausa il tutto e, finalmente, fare due conti fatti per bene, per capire cosa, realmente, conviene alla sua economia.
Anche se queste, in fondo, sono questioni che, al momento, riguardano solo gli Stati Uniti, per cui noi potremmo anche bellamente fregarcene, vale comunque la pena rifletterci: intanto perché se il suo modo di prendere decisioni non cambia, potrebbe avere ripercussioni anche su quelle relative alle guerre e all’Europa in generale, e poi perché, visto che il modus operandi di Trump viene scimmiottato dal “Trump de noartri”, l’ineffabile Salvini, possiamo almeno sperare che ci sia qualcuno che resti in guardia dalle sue sparate, considerato anche che Salvini, tutto sommato, non è che pesi poi così tanto nell’economia dell’attuale maggioranza.
Insomma, prendendo spunto da una famosa gag del film cult “Vacanze di Natale” di Vanzina, verrebbe da dire alla non amata, ma a volte utile Meloni, che dopo certe uscite di Salvini, ci starebbe bene la frase “toglietegli il vino”.
(8 marzo 2025)
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