Il decreto Flussi è legge. Il Senato ha approvato il provvedimento dopo il via libera della Camera, dando l’ok definitivo con 99 sì, 65 no e un astenuto.
Sul testo il governo ha posto, naturalmente, la questione di fiducia, così come già fatto anche a Montecitorio, perché per questo governo – e purtroppo anche per i precedenti – è diventata prassi l’evitare ogni discussione alla Camera e al Senato mettendo il bavaglio a gente che è stata eletta per fare un lavoro che, di fatto, non svolge. Ma noi la paghiamo lo stesso.
Tra le misure, numerose e ormai note, particolarmente odioso è il provvedimento che impone il silenzio, cioè mette un muro, alla trasparenza sugli accordi presi dall’esecutivo di Roma con Paesi terzi rispetto alla gestione delle frontiere esterne, sugli aiuti concessi a governi stranieri e sui mezzi con i quali i paesi terzi possono impedire ai migranti di uscire dai loro confini (o entrarvi) o di imbarcarsi.
Il decreto Flussi, scrive l’Unità, prevede la secretazione degli appalti per l’affidamento a paesi terzi di mezzi per il controllo delle frontiere: dall’entrata in vigore dell’ennesima legge vergogna contro esseri umani sarà impossibile “venire a conoscenza del numero di motovedette che l’Italia invia alle “Guardie costiere” di Tunisia e Libia”, ad esempio, o di sapere se si interviene o meno sulle ripetute violazione dei diritti umani nei confronti dei migranti intercettati in mare.
Una legge contro, tanto per cambiare, quasi che il governo Meloni abbia voluto inserire tutte le sue battaglie contro l’immigrazione, le Ong e i magistrati, su carta con una legge che la aiuti a combattere i tre potenti nemici che dice di avere di fronte.
Tutto sarebbe assai più semplice se con un gesto di sana pratica politica, fuori da ogni ideologia e da ogni rancore personale, si riformasse una volta per tutte la tristemente famosa Legge Bossi-Fini in vigore da decenni e che ha dimostrato, da decenni, di non servire a nulla.
(8 marzo 2025)
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