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La Germania al voto nel delirio neonazi delle grandi potenze mondiali

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di Giovanna Di Rosa

Germania al voto il 23 febbraio in una tornata elettorale caratterizzata dalla spallate mediatiche di Musk, dai saluti nazisti di Bannon e dai deliri di onnipotenza di un presidente USA che si sente invulnerabile, invincibile e soprattutto, come tutti coloro preda di delirio di onnipotenza, eterno e infallibile. Attorno alla Germania un’Unione Europa alla canna del gas che proprio perché alla canna del gas ha la possibilità di far pendere l’ago della Bilancia dalla propria parte. C’è, molto vicino, un mercato da tre miliardi di consumatori che hanno bisogno dei prodotti europei, e ancora più vicina la possibilità di rifondare l’UE con tutti i crismi (inclusi, guarda che strano, quelli che non si sono considerati).

Ma a molti di coloro che fanno informazione fa comodo fermarsi su l’Europa trattiene il fiato. Come se ogni elezione non avesse in sé le incognite che tutti sappiamo. Certamente la posta in gioco è molto alta. Ma le possibilità che le cose non vadano come troppi esperti dicono di sapere, è altrettanto alta.

Il focus giornaliero di IPSI online, parla dell’economia tedesca soffocata dalla crisi industriale e i presupposti su cui il paese ha costruito la sua crescita nelle ultime tre decadi – energia a basso costo da Mosca, export verso Pechino e difesa “garantita” dagli Usa – stanno venendo meno. Cosa che vale per l’intera UE la cui politica che si è appoggiata su ciò che esisteva senza pensare che cose potevano cambiare improvvisamente e repentinamente. Cosa che è puntualmente successa.

Secondo il focus citato gli ultimi sondaggi danno i conservatori della Cdu/Csu di Friedrich Merz sarebbero in testa con il 30% possibile delle preferenze, Alternative fur Deutschland (Afd), in ascesa attorno al 20% con la Spd al 16%, i Verdi al 13, la Sinistra di Die Linke al 7% seguita dall’alleanza rossobruna di Sarah Wagenknecht (BSW) al 5% e quindi i Liberali al 4%, che rischiano di non superare la soglia di sbarramento.

Naturalmente c’è grande interesse verso le elezioni del paese più grande d’Europa, dell’economia più forte fino a pochi mesi fa, e verso un risultato che potrebbe spostare ancora più a destra gli equilibri a Bruxelles, con la Cdu (non affidabile come quella di Angela Merkel) disposta, come è noto, a testare rischiando per tastare l’appeal sull’elettorato delle orrende proposte di Afd e della sua incomprensibilmente razzista (date le scelte private che in politica diventano pubbliche) e tuttofoba posizione elettorale.

Se avesse un senso, in questo paese dove tutti tendiamo a fare il tifo, saremmo tentati di sottolineare che l’enfasi con la quale si affrontano i recenti sommovimenti, che per quanto violenti sono per forza di cose tattici e sono solo all’inizio, non è solo immotivata, ma anche innecessaria: la politica vive di posizionamenti. Non amiamo le politiche di Meloni, ed è più che noto, ma piuttosto che le polemiche preventive conterebbero le critiche puntuali su quello che fa (o non fa) e su quello che ha promesso e non ha fatto. Possibile che nessuno metta l’accento sulla produzione industriale italiana completamente ferma senza che il governo renda noto un progetto industriale per l’Italia?

 

 

(21 febbraio 2025)

©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata

 

 




 

 

 

 

 

 

 

 

 



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