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La sconfitta della politica

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di Marco Biondi

E’, incredibilmente, la presidente di Mondadori (oltre che di Fininvest di cui ha assunto la carica per successione, dopo la scomparsa del padre) – quindi la presidente di una casa editrice, Marina Berlusconi, che prende posizione sull’incredibile debolezza della Comunità Europea, di fronte alla minaccia che viene portata, all’Europa, da Putin e Trump. Ed è probabile che, se non portasse quel cognome importante (e ingombrante), l’eco della sua intervista da poco rilasciata a “Il Foglio” avrebbe fatto meno scalpore. Ma l’ha fatto, eccome – e per una volta mi tocca dire “grazie Berlusconi” mentre mai mi sarei immaginato di dirlo –  perché ha sollevato un tema che, i nostri politici, soprattutto quelli di maggioranza, non stanno vedendo.

Lasciatemi semplificare, ancora una volta, come mio costume: Trump decide di mettersi d’accordo con Putin e di negoziare con lui un accordo di pace che metta fine alla guerra in Ucraina. Bello no? Sarebbe come se io mi candidassi a negoziare la fine delle ostilità tra le tribù in lotta nel Niger. Loro due, ma non solo, magari con l’alleato cinese o il mediatore saudita, ma senza la nazione che è stata invasa e bombardata senza pietà, e senza i paesi del continente di cui fa parte.

Ce lo deve dire la primogenita di Berlusconi che questa cosa fa schifo? E, non solo, ci deve anche raccontare che il nuovo (vecchio) presidente del nostro alleato storico, patria della democrazia (almeno così si continua a dire), gli Stati Uniti d’America, si sta comportando come il “rottamatore” dell’Occidente, con atti di “bullismo politico, in cui gli Stati uniti si pongono come il solo e incontrastato numero uno, mentre gli alleati vengono trattati come paesi-satellite”. Lei, forse, si è resa conto che il partito fondato dal padre – e che ancora adesso lei e suo fratello abbondantemente finanziano e mantengono in vita – si appiattisce sulle posizioni della nostra Presidente del Consiglio che si guarda bene dal distinguersi da questi attacchi alla democrazia occidentale.

L’intervista è lunga e i temi trattati sono parecchi, tutti profondi e concreti. Sembra quasi un manifesto politico di qualcuno che si sente in dovere di ricondurre il proprio partito padronale, sui binari della democrazia occidentale. Ma la cosa che lascia sbalorditi è che, lei, una delle donne più ricche e influenti del vecchio continente, si sente in dovere di richiamare l’attenzione sui danni che quella situazione che stiamo vivendo e che vede “una simile concentrazione di potere, ricchezza e interessi nelle mani di pochi soggetti” come mai si era visto nella storia dell’umanità, può provocare.

Rimando ad un prossimo articolo molti degli altri temi trattati e di come, queste sue posizioni, possano avere ripercussioni sulla vita politica del nostro Paese. Le reazioni non mancano. Ma mi preme sottolineare quanto sia essenziale che l’Europa abbia, finalmente un rigurgito di dignità e si decida, una volta per tutte, a presentarsi ai tavoli delle trattative – tutti, da quelle sull’Ucraina a quelle sui dazi e sui diritti umani – come una unità potente e determinata, anziché un agglomerato di Paesi che hanno semplicemente alcuni accordi economici in comune, ma che non hanno alcuna volontà politica comune che consenta di assumersi il ruolo che gli competerebbe.

Macron ha deciso di chiamare a raccolta almeno qualche Paese dei più rappresentativi per parlarne, con una Presidente di commissione che è stata invitata forse per ricordarle che l’iniziativa sarebbe dovuta venire da lei.

Tutto ciò è preoccupante. Per fortuna l’Inghilterra è ora ben rappresentata, contrariamente a quando, ai tempi della “Brexit”, l’unica preoccupazione era di distinguersi dalla Comunità Europea. Chissà se il gran lavoro a favore della Brexit non fosse anche sovvenzionato dalla Russia Putiniana, con il chiaro intento di indebolire il potere economico e politico della Comunità? Ora però siamo alla resa dei conti. L’Europa deve esserci, a tutti i costi. E qui le strade sono due: o si coglie l’occasione per creare un esercito europeo a difesa dei nostri confini (Ucraina compresa) o rischiamo di fare la fine della Polonia alla vigilia della catastrofica seconda guerra mondiale. Se si dovesse ripetere quella storia, ci sarebbe poco di cui parlare. Ma spero non sia ancora arrivato il momento. Per chi crede, è ora di pregare.

 

 

(18 febbraio 2025)

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