Non ci sarebbe abbastanza rappresentanza dei Balcani, parrebbe essere stata la posizione espressa dalla premier a Macron in persona. Quindi potrebbe far mancare la sua augusta presenza perché lei, Meloni, ritiene di poter pretendere di essere l’unica a prendere decisioni sul rapporto UE-USA dopo avere difeso le posizioni indifendibili di J.D. Vance, e non può mettere la faccia su un’operazione che lei ritiene, evidentemente, anti-Trump. Non una protezione per l’Europa, ma anti-Trump.
Potrebbe dunque, dopo avere fermato l’insopprimibile pesticchiare il pavimento dei suoi augusti piedini, decidere di partecipare da remoto, perché le antipatie personali vengono prima della politica, altro che scherzi. Ed è meglio essere invisibili in ultima fila all’insediamento di Trump, che in prima fila da Macron in difesa dell’UE. Sono scelte. Come quella di incontrarsi a Bruxelles e non a Parigi. Rispettabile una, dal punto di vista della presidente del Consiglio (la sua) sbagliata quella di Macron.
Succede in una giornata complicata in cui i media hanno reso nota l’anticipazione di un’intervista rilasciata a Il Foglio da Marina Berlusconi nella quale la presidente Fininvest mette sul tavolo una serie di temi completamente ignorati dal governo Meloni, e dal vicepremier Tajani, che hanno a che fare anche con il tema della pace a Kiev che non può essere costruita sulla pelle di Ucraina e Unione Europea, superando di slancio sia la presidente Meloni che non sa più da che parte stare sia il ministro degli Esteri di famiglia che non sa più che pesci pigliare.
E fa pensare che la presidente del Consiglio di un paese che ha tremila miliardi di euro di debito pubblico agisca come se non si rischiassero conseguenze terribili per l’Italia qualora a Bruxelles si decidesse di lasciare andare a fondo l’Italia.
(17 febbraio 2025)
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