di Vanni Sgaravatti
La linea strategica della propaganda cino-russa è cambiata rispetto ai tempi della guerra fredda: non occorre più far vedere le meravigliose sorti progressive dei paesi non occidentali, perché, prima o poi, le persone confrontano quella propaganda con la realtà, ma sostenere che le democrazie occidentali sono peggiori delle autarchie, nelle democrazie vige il caos, il degrado, mentre i loro paesi, autarchici, almeno sono forti.
Basti pensare alle notizie che raccontano su come in Occidente si tolgano i figli alle coppie eterosessuali per darle alle coppie omosessuali, sul sistematico attacco per far perdere l’identità di genere alle persone, mentre in Russia e Cina le relazioni “anormali” sono punite con l’arresto, e vengono fatte retate nei pub gay.
La seconda linea strategica della propaganda cinorussa è demolire non solo gli avversari, screditandoli, ma anche i principi di cui sono portatori. Tutte le parole comprese nell’articolo 1 della dichiarazione universale dell’uomo, come diritti e dignità di ogni uomo sono bandite dai loro comunicati e sostituite con: “rispetto della sovranità” e “cooperazione vantaggiosa”. Lo scopo è quello di introdurre la cultura della non ingerenza: che nessuno si intrometta nella gestione interna di un paese sovrano. Come disse Putin, parlando di Assad: nessuno meglio del governo attuale può sapere come gestire l’ordine all’interno del proprio paese.
Si può ricordare, a titolo di esempio, le notizie sul complotto sionista diramate dalla cinese Hispan tv che avrebbe progettato il nuovo coronavirus, insieme a notizie come le esercitazioni americano armene o quelle relative all’incendio nel 2023 alle Hawaii, prova provata che gli americani stavano sperimentando un’arma metereologica. Per non parlare delle notizie diffuse da Russia Today, che, attraverso la rete, divulgò la notizia che Biden aveva mandato un criminale nazista a combattere in Ucraina: una notizia che raggiunse 400 mila persone.
Nel 2014 un sito web ufficiale russo aveva sostenuto che gli ucraini che protestavano contro un presidente corrotto erano manovrati da orchestratori lontani con lo scopo esclusivo di trasformare l’Ucraina in un paese antirusso e questo diede l’avvio a tentativi di confezionare reportage giornalisti che confermassero quanto dichiarato.
La storica Shore ha scritto che i giornalisti russi che visitavano piazza Maidan nell’inverno 2013-2014, quando erano in corso le proteste di massa continuavano a chiedere ai dimostranti che tipo di aiuto ricevessero dagli americani. Proprio non riuscivano a capire, racconta una giovane donna, che ci organizzavamo da soli (Anne Applebaum: “Autarchie”).
Come chiarisce Shore, la propaganda del Cremlino era basata sulla convinzione che gli ucraini, senza americani o qualche altra forza che controlla il mondo sarebbero stati acquiescenti, mostrando, così dicendo, non soltanto il pregiudizio sull’influenza di forze straniere che li aizzavano, ma anche un’incapacità di credere che potessero mai esistere individui che pensano e agiscono per proprio conto.
E ancora si può ricordare la campagna di discredito personale dei giudici di un troll in Polonia, per ordine di una viceministra del partito allora al governo “Diritto e libertà”, oppure quella della Dresser contro il Presidente del Messico, accusato di politicizzare la magistratura. Fu etichettata come conservatrice e attaccata con body shaming, come la foto in cui sembrava avesse la cerniera lampo per farla sembrare sola e demente.

Propaganda da fonti locali, pagate
La terza linea, più tecnica che strategica richiede che l’informazione di propaganda provenga da fonti locali, pagate, che diffondono informazioni preconfezionate, le amplifichino, anche attraverso una catena di account fantasmi o di account che assomigliano a quelli ufficiali, ma con nomi diversi magari per una virgola.
Dopo l’invasione dell’Ucraina, infatti, la propaganda russa si è messa in moto con tutta la varietà di strumenti, descrivendo gli ucraini come nazisti, diretti da uno Stato fantoccio governato dalla CIA, che disponevano di tanti bio-laboratori in Ucraina e che mandavano uccelli portatori di virus verso la Russia. Questi temi sono apparsi attraverso vari livelli della catena informativa nei media e nei social media di tutto il mondo, africani, asiatici e latinoamericani. Russia e Cina, con l’aiuto di alcuni americani ed europei hanno creato una camera d’eco internazionale, in cui venezuelani, iraniani e molti altri svolgono ruoli di sostegno. Chiunque si fosse trovato all’interno di questa camera avrebbe sentito molte volte la teoria cospirazionista dei bio-laboratori da fonti sempre diverse, ciascuna delle quali riprendeva alle altre e aggiungeva qualcosa, in modo da darne parvenza di veridicità.
Uno di questi canali, ad esempio, passa per organizzazioni come Pressenza, un sito web fondato a Milano, trasferito in Ecuador nel 2014. Pressenza pubblica in otto lingue, si qualifica come un’agenzia giornalistica internazionale dedica le notizie sulla pace e la non violenza e ha effettivamente pubblicato un articolo sui bio-laboratori in Ucraina. Ma Pressenza è un progetto russo gestito da tre aziende russe che scrivono gli articoli a Mosca, li traducono in spagnolo e poi, seguendo la pratica cinese, le pubblicano sui siti nativi in America latina, per farli sembrare locali (fonte: Anne Apllebaum, “Autocrazie”). Oleg Yasinski, uno dei suoi giornalisti, che sostiene di essere di origine ucraina, ha risposto attaccando la propaganda planetaria dell’America.
E poi Yala news, che ha pubblicato affermazioni secondo cui il massacro russo di civili ucraini a Buca era una messa in scena, Zelensky compariva ubriaco in televisione e i suoi soldati erano in fuga dalla linea del fronte e che si prestò all’operazione detta di “doppleganger”, che riguardava informazioni gestite da aziende russe con siti falsi di fact checking, con fasulli comunicati della Nato, con nomi simili a quelli veri (ad esempio reuters.cfd invece di reuters.com).
Un sito come quello di Yala news si definisce indipendente, ma questo organo di informazioni pubblica in lingua araba, registrato nel Regno Unito, fornisce ogni giorno ai suoi tre milioni di follower video abilmente prodotti. Yala news, che non è un’organizzazione giornalistica, ma un centro per il riciclaggio di informazioni ha un recapito postale condiviso da altre sessantacinquemila aziende, la sua sezione giornalistica ha sede in un sobborgo di Damasco in Siria, il suo amministratore delegato è un uomo d’affari siriano che abita Dubai, il quale, interpellato dalla BBC, ha ribadito le sue pretese di imparzialità (Anne Applebaum, op. cit.).
La storia ridicola degli uccelli con virus non l’avevano inventata queste agenzie di comunicazione, ma i media di stato russi, seguiti dalle versioni in arabo del sito Webtnic e di Russia Today, mentre altri siti, come quelli gestiti da Prigožin, con uffici centrali a Nairobi, in Mali, in Ruanda e in molte città africane, ma con sede anche in Idaho, sfornavano video per confondere elettori americani, producendo falsi account come black lives matter, secure border. I siti di social media furono smentiti, ma rimasero in rete e nessuno sapeva chi le aveva messe in giro e, secondo un sondaggio, un quarto della popolazione americana ormai credeva alla teoria cospirazionista dei bio-laboratori americani per la guerra batteriologica in Ucraina.
La quarta linea, tragicamente tattica, riguarda lo screditamento dell’avversario, il suo isolamento e a quel punto, l’arresto e le torture per estorcere confessioni che vengono rilanciate come dichiarazioni spontanee. E la diffusione di una cultura cinica completa il quadro di questa tattica e comprende lo sguinzagliamento di intervistatori o commentatori sparsi per il mondo che, spesso in buona fede, non credono che nessun depravato occidentale possa lottare per un valore, ma che deve essere pagato o influenzato da qualcuno della ugualmente depravata democrazia americana.
Emblematico è il caso di African Initiative, un organo di informazione online fondato nel 2023 destinato specificamente a diffondere teorie cospirazioniste sulle iniziative occidentali di salute pubblica in Africa, che ha pianificato una campagna per screditare la filantropia sanitaria dell’occidente, cominciando a mettere in giro voci sul nuovo virus, presumibilmente diffuso dalle zanzare. Partendo da questo schema propagandistico le autorità dello Zimbabwe attaccarono Mawarire, pastore attivista, che contestava queste visioni, insinuando che fosse finanziato da governi occidentali, citando come prova i retweet e le condivisioni delle sue dichiarazioni da parte di ambasciate straniere. L’immagine di uomo comune aveva contribuito a procurare un seguito a Mawarire.
Moyo e la sua squadra l’avevano perciò ritratto come un imbroglione che raccoglieva denaro dal Regno Unito soltanto per evadere le tasse. Mawarire fu arrestato e imprigionato e torturato: “Posso parlarti dell’interrogatorio che proseguì per ore durante una intera notte – disse alla intervistatrice, Anne Applebaum – ma non posso parlarti della tortura, perché delle cose che mi hanno fatto ancora non parlo in pubblico”.
Le pressioni comprendevano specifiche minacce a sua moglie e i suoi figli oltre che i suoi anziani genitori. Continuarono a chiedergli: “Chi ti paga? Dicci da dove trai la tua influenza come hai fatto a far questo? Chi hai pagato?”. Come i giornalisti russi in Ucraina nel 2013-14, semplicemente non credevano che qualcuno potesse essere così idealista, così ingenuo da mettersi in pericolo per la democrazia o per patriottismo: “Lo fai solo perché ami questo paese? Impossibile”.

Conclusioni
La diffusione di questo cinismo, che si accompagna al rinsaldarsi di alleanze tra paesi autarchici ci sta riportando ai tempi oscuri di prima della guerra, quando Goebel, sosteneva che ripetendo continuamente una notizia questa diventava vera. A questo modo di fare propaganda si aggiunga che le classi dirigenti non hanno più paura o vergogna di trasgredire regole sulla salvaguardia dei diritti sociali e umani. E questo fa fare un altro salto di qualità alla mancanza di rispetto della dignità dell’uomo e della democrazia.
Naturalmente, il quadro delineato è ispirato da citazioni e fonti, che non possono essere completamente neutre: nessuno lo è, anche se, come in questo caso, è preferibile utilizzare i libri come fonti, con tanto di bibliografica controllata, più che notizie volanti prese dai social. Se è vero che le fonti non permettono una visione assolutamente imparziale, credo, però, che dimostrino l’impossibilità di un dialogo. In questo dilagare di un esasperato fenomeno di gruppismo, ormai portato alle tragiche conseguenze, è quasi impossibile evitare di riconoscersi nel quadro della situazione in cui si vive, in base al gruppo o clan di riferimento, meglio, per la gestione del potere, se piccolo e separato dagli altri.
Ognuno è in una caverna di Platone diversa. Naturalmente io credo che la mia caverna di Platone sia quella più aderente alla realtà, ma se anche non fosse non potrei abbracciarne un’altra, semplicemente per fiducia verso chi mi dice che le sue fonti sono migliori delle mie. I muri crescono e si moltiplicano.
Quanto riportato delinea un quadro che, o è frutto di una propaganda occidentale molto sofisticata, che orienta anche le voci di giornalisti e professori, manipolando le informazioni oppure dà l’impressione di navigare verso la fine di un mondo. Contrapposizioni dilagano senza neppure trovare le parole per narrarle, visto che destra e sinistra mal si adattano a definire posizioni che non si fondano su inesistenti ideologie contrapposte. Ogni sistema porta in sé anche le origini e le cause del proprio fallimento, quindi non c’è dubbio che molte responsabilità di una deriva autarchica si possono, a buona ragione, trovare nei sistemi democratici, ma se ad Atene si piange, scoprendo che la democrazia lascia fuori dall’argomentazione democratica tante persone, questo non significa che a Sparta, dove si istituzionalizza la centralizzazione del potere, si rida. Proprio per nulla.
Ed è in nome di una propria visione, di parte “ateniese” e consapevoli che non tutte le parti sono uguali, che penso sia il momento di difendere i valori in cui si crede e non certo per ergersi a giudici della morale assoluta, pensando si essere i buoni, che combattono i cattivi. Queste sono categorie che, in tempi in cui cala la notte buia, non interpretano i grandi movimenti, anche se rimane – la ricerca del bene e del male – ancora la base che individualmente ci fa rimanere attaccati all’umano, elemento imprescindibile per una futura rinascita.
Di fronte al dramma che si annuncia, immaginando che intere popolazioni, senza alcun tipo di realtà condivisa, saranno sempre più violente e nessuno saprà più come tutto cominciò, l’umano, per rimanere tale, deve trovare il senso nella lotta e ricerca di un mondo giusto. Unico modo per non scoraggiarsi di fronte a sfide impossibili, come quella che ci pongono i problemi socio-ambientali di carattere planetario, proprio quanto le autarchie sovraniste dividono e frammentano tutto il pianeta.
(10 febbraio 2025)
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