di Giovanna Di Rosa
Ma era il 2013 e si doveva costruire questa grande operazione di marketing per arrivare al governo promettendo cose che, si sapeva, non sarebbero mai state fatte, dunque era importante che Iosefa Idem si dimettesse per una cosa da nulla finita in niente (cosa che Idem fece senza nemmeno dire muh scomparendo dall’agone politico, cosa che dovrebbero fare in tante e in molti). Meloni non si tirò indietro nell’invocarle. Le dimissioni.
“…le dimissioni sarebbero auspicabili” diceva. “Serve senso di responsabilità” continuava.
Certo valeva per Idem che era PD mica per Santanchè che è sorella d’Italia. E non per due pesi e due misure, proprio per sensibilità affini che impediscono di comportarsi due volte nello stesso modo. Certo se dovesse finire in un rinvio a giudizio anche la truffa all’INPS (quella questione di cassa integrazione e covid, ricorderete) allora forse le cose potrebbero cambiare e Santanchè potrebbe essere eventualmente invitata ad avvicinarsi alla porta.
Ora, se è vero che un rinvio a giudizio non è un semplice avviso di garanzia è vero che il giudizio è al di là da venire, quindi detestando noi i forcaioli e avendo difficoltà a comprendere quelle e quelli che cambiano idea secondo convenienza (pietà per i poveri che ci cascano) eccoci qui ad aspettare gli eventi. E a commentarli, qualora si sia ancora in vita quando questo paese farà i conti con se stesso in nome di una giustizia giusta e di una vita coerente.
(17 gennaio 2025)
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