di G.G.
Il ministro Valditara, quello che la sofferenza serviva agli studenti, ha in mente l’ennesima idea meravigliosa: una riforma dell’insegnamento e della struttura scolastica, una delle tante che negli ultimi anni non hanno apportato nessunissimo miglioramento alla scuola italiana, strangolata da burocrazia insopportabile, dirigenti troppo spesso discutibili, un’immobilità crescente e da una cronica mancanza di fondi (gli alunni si portano, banalmente, la carta igienica da casa).
Tra le innovazioni previste la reintroduzione dello studio del Latino, per un’ora alla settimana facoltativa, che ha già fatto gridare aiuto aiuto. Tra i commenti più originali quello ascoltato su un mezzo pubblico: “Parlano male l’inglese, gli faranno studiare il latino!” perché forse non tutti sanno che se studi il Latino, che insegna il ragionamento e i cui benefici si ricevono in età adulta (ad avere un cervello, chiaro), poi impari meglio anche l’inglese oltre ad altre lingue. Quindi ben venga il latino, ma obbligatorio. Io l’ho studiato e male non mi ha fatto. Certo erano altri tempi. Io sapevo di avere bisogno di imparare perché non sono nato genio come voi di oggi.
Naturalmente studio della Bibbia (Antico o Nuovo Testamento chi lo sa) ritenuta fondamentale per lo sviluppo del giovin virgulto, sparizione della geopolitica (ma loro non la chiamano così) e attenzione che definire maniacale, oltre che nefasta, alle radici italiane che in un paese che ha cancellato il fascismo e la sua nascita dai libri di studio sembra quasi una brazelleta.
Attendiamo ordunque notizie su questa ennesima e fumosa, e chissà se mai vedrà la luce, riforma del ministro Valditara che non pecca di buona volontà nel suo furore riformatore a suon di restaurazione leghista. Nel frattempo possiamo dire che latinorum abundat in ore ministrorum. Così maccheronico, come ci viene.
(17 gennaio 2025)
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