Il giornale di Travaglio parla di “durissimo scontro a Otto e mezzo (La7) tra l’ex ministro Pier Luigi Bersani e il direttore editoriale del Secolo d’Italia, Italo Bocchino, sull’occupazione lavorativa nel paese”. Il fattaccio si scatena sugli ultimi dati Istat citati da Bersani che riportano un tasso di occupazione maggiore tra gli over 50 ma che cala tra i giovani, dato di cui il governo e i suoi colonnelli non parla mai. Bersani si appassiona e perde lucidità e la sua arma migliore: l’ironia. Ne deriva che per come mette giù le cose, finisce per non avere ragione pur essendo nel giusto.
Italo Bocchino fa il suo mestiere: confonde le carte e fa saltare i nervi alla gente. Se non facesse così non starebbe dove sta. E infatti i suoi dati sono confusi e confondono, ed è evidente che Bocchino ha torto. Riesce però a far saltare i nervi a Bersani proprio mentre parlava degli inattivi, e centra il suo obbiettivo. Chi perde non è Bersani, non è Bocchino, ma è l’informazione su un tema importante che diventa, come al solito, una guerra tra clan. Tristissimo. Perché la vera notizia era che gli “inattivi” crescono più degli occupati: rispetto allo scorso anno, infatti, è calato il numero di persone in cerca di lavoro (-21,4%) ed è cresciuto quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+2,8%, pari a +337mila persone).
Ormai le gazzarre a Otto e Mezzo sono sempre le stesse: si potrebbero doppiare a volume zero e non fa bene né a Gruber (che comunque rimane leader nella sua fascia oraria) e la propaganda di questo governo che niente ha mantenuto diventa ormai un racconto quotidiano che rischia persino di annoiare, perché perde di efficacia ad ogni tornata se tutto si basa solo sugli scontri a fuoco.
(10 gennaio 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata