di Daniele Santi
Trovo esilarante leggere di quello che abbiamo battezzato ironicamente il pasticciaccio Todde soffermandomi semplicemente sulle reazioni delle parti politiche in causa. Fermo restando che l’unica cosa sensata l’ha detta proprio Todde dichiarando di affidarsi totalmente alle indagini nella certezza di avere operato correttamente, urgono alcune riflessioni.
Il grido di Salvini “Al voto! Al voto!” è nelle corde del solito Salvini che grida al voto quando son gli avversari ad essere in difficoltà per questioni da chiarire e poi è vicepremier del governo che difende una ministra dei Trasporti indagata per truffa: si chiama “due pesi e due misure”, ma non è che Salvini ne sia colpevole è che in Italia le cose funzionano così. E in Italia ci si dimentica che si è innocenti fino a condanna definitiva. Anche se questo non vale per gli avversari: da destra contro sinistra e da sinistra contro destra.
Poi c’è l’altro aspetto che va sottolineato: riuscite ad immaginare quale spaventoso casino avrebbero montato quelli del M5S se al posto di Todde ci fosse stato uno qualsiasi di destra? O qualcuno del PD? Non è che ne sarebbero stati colpevoli quelli del M5S è che in Italia le cose funzionano così.
Per il legale di Todde la situazione è “assurda”
Scrive SkyTG24 che il legale di Todde sta cercando di “capire meglio la situazione, che a prima vista mi pare abbastanza assurda, perché sostanzialmente non c’è nessuna irregolarità sostanziale, ma ci sono delle irregolarità formali che possono determinare sanzioni pecuniarie, ma non certo la decadenza”, come da dichiarazione all’Ansa citata dalla testata.
Secondo Benedetto Ballero, legale dello studio a cui la presidente della Regione Sardegna si è rivolta per tutelarsi nel procedimento aperto dal Collegio di garanzia elettorale, il provvedimento “appare forzato” oltre che “un’invasione del risultato elettorale, perché non si può determinare una decadenza per un brufolino. Tra le altre cose contestano una fattura che è arrivata dopo, di 130 euro dell’Enel per un locale”.
Todde non era in prima persona la referente economica della sua campagna
Secondo il legale c’è una cosa certa, ovvero che “la presidente non ha ricevuto un contributo né ha fatto alcuna spesa personalmente e quindi non si possono contestare i mancati adempimenti che deve rispettare chi si occupa della campagna elettorale” perché Todde avrebbe scelto di non essere in prima persona la referente della propria campagna in termini economici e dunque la tesi è che nulla le si può contestare.
Molte le strade percorribili, indica ancora il legale citato da Skytg24, per chiarire quello che al momento sarebbe l’unico caso in Italia in cui viene pronunciata una decadenza in questo modo. Tra le strade possibili l’impugnare il provvedimento “al Tar, ma stiamo ancora valutando i termini”. Dunque il tribunale ordinario non sarebbe l’unica strada percorribile.
(6 gennaio 2025)
©gaiaitalia.com 2025 – diritti riservati, riproduzione vietata