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Quando la libera espressione è una colpa

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di Samuele Vegna

L’intellettuale ha un ruolo politico che dovrebbe essere poi coadiuvato da azioni politiche da parte di chi fa di mestiere, molto più pagato di un intellettuale, la politica. Questa è un’affermazione ripetitiva e utopica, che non trova senso di realtà e di esistenza nell’attuale mondo occidentale, e di certo non in Italia.

Abbiamo visto che cos’è la ferocia di chi ricopre cariche pubbliche nelle più alte sfere con Christian Raimo e che cosa significa essere Roberto Saviano.

Sappiamo, so, che cosa significa il dolore e la sofferenza di voler lottare per il popolo e di essere querelati e processati in modo politico; se per moltə sono processi politici quelli a Matteo Salvini o a Daniela Santanchè, sono sicuramente processi politici e ideologici degni della Santa Inquisizione quelli che stanno subendo Massimo Giannini, Giulio Cavalli e Nicola Lagioia.

Essere un intellettuale e avere un ruolo politico non dovrebbe costituire un torto ma un merito, un valore aggiunto che esprime istanze altrimenti dimenticate, che racconta illegalità altrimenti sommerse, e storie che non avrebbero una voce e dovrebbe essere accolto in modo trasversale, universale, se soltanto i nostri politici fossero persone che perseguono principalmente onesti valori dimenticando troppo spesso di crimine, corruzione e mafie.

Chi grida che vuole combattere la mafia ma ha nel suo partito e nella sua maggioranza di governo più indagati che mai per legami con ‘ndrangheta e simili, sembra ovviamente ipocrita, ma è invece coerente con un disegno di mistificazione della realtà e con la costituzione di un enorme specchio per le allodole, che si rompe in mille pezzi dopo l’abnorme querela per diffamazione verso il più grande scrittore al mondo contro la mafia, con alle spalle – come presidente del consiglio – tutto il potere politico e molto del potere giudiziario. Chiunque agisca così è anche, forse, vittima del bacio fatale che avvenne probabilmente tra politica e mafia durante gli anni novanta, e che ad oggi continua attraverso continui scambi di voti e favori.

Il nostro Paese è fascista, è autoritario ed è, in questo momento, un insieme di apparati che rispondono tutti alla destra; l’intellettuale che la pensa diversamente dal pensiero unico che del quale, pensate un po’, Giorgia Meloni incolpava le sinistre e la comunità lgbtq+, così come chi la pensa diversamente dal neofascismo che non è fascismo è un nemico da distruggere tramite querele, processi, diffamazioni, attacchi personali. Una volta ci mettevano al rogo, negli anni di piombo ci sparavano o ci facevano saltare in aria, oggi ci mettono solo paura, e ci puniscono in dieci per educarne e terrorizzarne mille, o milioni. Accade anche a sinistra, non è una pratica esclusiva dell’estrema destra, per questo siamo messi così male, perché a sinistra non vengono unite le forze per costruire una solida alternativa, ma anzi, si apre ogni giorno uno scannatoio nuovo, tuttə divisə per il proprio tornaconto elettorale personale anche e soprattutto perché chi ha più carisma e le stesse idee viene distrutto: per questo io, Samuele Vegna, mi reputo indipendente, perché non credo nei dirigenti del Partito Democratico o nei Cinque Stelle, perché loro non faranno mai il matrimonio gay, lo ius soli, la parità di genere e il salario minimo o una seria legge contro l’omotransfobia (la legge Zan faceva ridere); loro non ci credono davvero e creano false speranze per prendersi poltrone, io ci sono stato dentro. E so cos’è.

Il pochissimo spazio che abbiamo come intellettuali di opposizione, indipendenti o di sinistra che si voglia, e il pochissimo finanziamento che ci arriva per combattere la deriva totalitaria e letale di questo Paese che vorrebbero illiberale con bavaglio alla stampa; con le minoranze sempre più schiacciate e i lavoratori, le lavoratrici, le famiglie e i giovani sempre con meno speranze e che non hanno ascolto; questo paese sta distruggendo la nostra democrazia. E nel frattempo le altre democrazie occidentali si suicidano, trasformando i popoli in masse di disinformati che finiscono facilmente nelle mani delle destre più estreme che spaventano di più, in una replica perfetta degli anni trenta del secolo scorso. Noi umani replichiamo i nostri errori, purtroppo. Le scimmie non lo fanno, pensate.

Non soltanto la mela è caduta non lontano dall’albero, ma per quanto essa fosse marcia, ora è un forte e nero tronco d’ingiustizia, di terrore, di repressione del dissenso e di notizie false che stanno devastando la società civile e i valori della solidarietà, dell’accoglienza e della tolleranza.

Un popolo che permette arresti e processi per direttissima ad attivistə per l’ambiente, non è un popolo che crede nella nostra Costituzione e nei diritti espressi dai nostri padri fondatori e dalle nostre madri fondatrici. Un popolo che è solidale con quegli agenti delle forze dell’ordine che, ad oggi, sono indagati per tortura per gli orrori avvenuti al corteo di Pisa o per l’omicidio di Ramy e colpevolizza le vittime, è un popolo fascista, non è un popolo che conosce i propri diritti e doveri costituzionali.

La libertà di manifestare il nostro pensiero è stata inserita nella Costituzione per evitare tutto questo e chi ha scritto la Costituzione, l’ha fatto per non permettere a chi ha il busto di Mussolini in casa e che ha una carica istituzionale di vantarsene – rimanendo il suo vantarsene e possederlo un suo pieno diritto – ma per valori ben più alti che il popolo votante ha ignorato quando ha votato – e non significa che alla maggioranza degli italiani piace il fascismo.

Noi che ci opponiamo a tutto questo odio siamo troppo pochə e non abbiamo più tanto spazio per essere ascoltatə, e vogliamo solo la parità e la libertà d’espressione.

Per concludere, e per darvi un’idea, lettrici e lettori, su una cosa non sono mai stato d’accordo con Michela Murgia: non ci possiamo rialzare da soli, oramai è impossibile riprendersi una reputazione in Italia dopo aver subito una querela o un processo ideologico e politico ordito da chi ha potere, ma abbiamo bisogno tuttə di essere unitə e di reciproca solidarietà, per far cambiare direzione all’Italia, all’Europa e al mondo intero.

Vi regalo comunque un obiettivo più piccolo: cominciamo a informarci meglio e a creare un sistema solidale e un circolo di valori e di idee sinceri, onesti, giusti e paritari, perché sennò queste destre governeranno per trent’anni.

 

 

(19 dicembre 2024)

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