La proposta di aumenti era giusta dipendendo però “da che parte la si guardasse”. Non si è ben capito se la parte cui si riferiva il ministro Abodi, sua la criptica dichiarazione, era quella del poveraccio dell’aumento della pensione di € 1,80 (da non spendere tutti insieme) o del 7mila 190 euro dei ministri non parlamentari. Ma è un dettaglio, per come stanno le cose.
Ciò che conta è che, proprio come fanno i bambini presi con le mani nella marmellata, le loro signorie hanno rinunciato agli aumenti; non di propria volontà, naturalmente, ma per divino volere della presidente onnipotente che nell’aula semi-vuota disertata dalla Lega (pare per questioni di ritardi dei treni, figurarsi se è vero, con un simile ministro tuttofare) ha annunciato che dell’emendamento non si fa nulla. Naturalmente non ha perso occasione per sottolineare che trecentomila euro all’anno di soldi pubblici (spiacente, ma non sono soldi pubblici, vengono dagli stipendi dei deputati e dei senatori del M5S) a Grillo vanno bene, ma gli aumenti ai ministri non eletti no, ma qualcosa doveva pur dire.
Si chiude così, ma solo momentaneamente, la sgradevolissima storiella aumenti sì-aumenti no che aveva schifato un paese, ma non preoccupatevi. La questione è solo rimandata. Il forzista Cattaneo ha dichiarato a Tagadà del 17 dicembre, sorridendo nemmeno troppo, che gli aumenti verranno approvato in qualche altra occasione. Tanto per continuare a fare quello che cazzo ci pare. Ma intanto succede che cancellano gli aumenti (a proposito, quell’emendamento non l’aveva scritto nessuno) e li trasformano miracolosamente in rimborsi. Non sono geniali?
(17 dicembre 2024)
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