Il discorso di Meloni alla festa di Atreju – a proposito è interessante ricordare che Roman Hocke, agente letterario e amico di Michael Ende, ci tiene a sottolineare che l’uso del nome dell’eroe de La Storia Infinita, “non è mai stato né richiesto ai legittimi proprietari, gli eredi dell’autore morto nel 1995, né è stato da loro autorizzato” (lo scrive il sito lacnews24.it) tradendo l’uso meloniano “tutto ciò che il personaggio rappresenta: apertura, inclusione e un’arte che unisce invece di dividere”.
Ma parlavamo del discorso di Meloni alla festa di Atreju – da quando il festival della destra urlatrice ha iniziato a utilizzare il nome Roman Hocke, agente letterario e amico di Michael Ende, manifestando con chiarezza il suo disappunto, ha definito la scelta “un malinteso enorme” – che tradisce chiaramente la ricostruzione mendace di un ambiente e di una storia presente, oltre a quella passata (ma quella degli altri), ad uso e consumo della leader a cento decibel che non dice niente, ma lo dice gridando. Posto che lei crede veramente a quello che dice, ci crede come se fosse vero, perché la sua narrazione convulsa e isterica viene da una convinzione profonda che ciò che lei dice sia anche vero, tanto chi la contraddice? Quei fortunati che stanno dove stanno grazie a lei? Quei facinorosi in ispiritu che vanno alle convention della politica per sentire gridare slogan che li esaltino? Le signorotte in prima fila che si spellano le mani mostrando chiaramente che di quello che dice non capiscono un’acca? Poi quando parla di cose serie, perché ne è capace, la Lega le lancia un messaggio svuotando l’aula e dando la colpa ai trasporti – governati dal Ministro Salvini signore della precettazione compulsiva.
Poi ci sono i giornalisti a libro paga dei giornali di destra estrema, quelli che vendono pochissimo pur apparendo moltissimo, quelli che titoli roboanti e contenuti assenti o quasi, quelli che per farsi perdonare il fatto di esistere si genuflettono a un potere che una poltroncina da direttore non lo negano nemmeno a chi scrive con la mano destra anche se mancino. E devono essere più realisti della regina, perché per loro è un dovere morale mettersi al servizio di chi li onora di un titolo che garantisce, peraltro, una busta paga.
Così assistiamo a trasmissioni televisive dove, ad esempio, si discute del violentissimo discorso, ingiustificatamente violento, nel quale Meloni ha puntato il dito conto una lunga serie di nemici (ogni giorno uno nuovo) e dove Roberto Saviano, uno dei principali accusati perché per FdI anche vivere sotto scorta sembra essere una colpa, spiega con determinazione ma pacatamente che “Gli intellettuali hanno un ruolo politico ma un politico non può relazionarsi a un intellettuale come un suo rivale o avversario tramite il suo potere. Un primo ministro ha leve di potere. Questo governo non sta facendo alcuna battaglia antimafia perché ci sono degli uomini dei partiti di maggioranza coinvolti con la mafia, come a Brescia” e ancora “L’intellettuale diventa un nemico quando smonta la propaganda” e si assiste all’indignazione di un Mario Sechi, paonazzo in volto, compulsivamente alle prese con gli appunti che verga di propria mano come folgorato da meloniana ispirazione, e poi di esprime contro Saviano andando a sfrucugliare persino nel suo portafogli, un Saviano: “Diventato ricco pubblicando col suo nemico Berlusconi”.
Per quanto sarà possibile continuare ad assistere a questo viscidume, non è dato sapere. Le opinioni sono tutte rispettabili, soprattutto perché poi le bocche si chiudono e della opinioni rimangono solo gli effetti (dicasi postumi), ma la celebrazione a tutti i costi, contro il buon senso e con una buona dose di inciviltà verbale, trasforma il legittimo scambio di pareri in un plotone di esecuzione con i condannati a morte che diventano portatori di reati d’opinione.
Resta da capire se le prove di regime le stia facendo la presidente del Consiglio o i giornalisti prezzolati di cui sopra brandendo il loro infantile io non vi ho interrotto.
Nel frattempo Salvini svuota le aule parlamentari mentre la presidente del Consiglio rimanda la discussione sulla Legge di Bilancio (con l’esercizio provvisorio alle porte) perché per questa destra incapace tutto è solo e sempre un esercizio di potere come il nostro Vittorio Lussana ricorda qui.
(17 dicembre 2024)
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