di Daniele Santi
Il violentissimo discorso di Meloni presidente di Fratelli d’Italia, che non è evidentemente la stessa Meloni accomodante di altre sedi, oltre a porre la domanda su quante siano le Giorgia Meloni in giro per l’Italia, ci interroga sulle ragioni di un discorso costruito su simili decibel e sulle aspettative dei militanti di Fratelli d’Italia che applaudivano spellandosi le mani.
Siamo di fronte a una presidente del Consiglio – e a una sua difensora ad oltranza, l’On. Montaruli le cui vicende giudiziarie sono note, e che sta ancora lì dove sta, è in televisione oggi e anche domani, cosa che fa ben sperare altri membri del governo rispetto a ciò che potranno fare nel caso vengano condannati in via definitiva, che ricorda tutto – soprattutto quello che deve annotarsi per poi segnarlo a dito ad ogni meeting di partito. Il suo. Così strali a non finire sui soliti più qualche new entry: Maurizio Landini, Roberto Saviano, Romano Prodi, i giudici, e poi Elly Schlein e Giuseppe Conte, e poi i migranti, e poi lo scalmanarsi a eccitare il popolo votante e uscirsene con la meravigliosa idea dei “centri accoglienza in Albania” per “lottare contro le mafie”.
Una presidente a cento decibel che abbassa la voce, a guisa di fine dicitrice, quando è costretta a dire che “c’è ancora del lavoro da fare”. A cosa si riferisca….
Sua eminenza Montaruli, onorevolissima sorella d’Italia in televisione mento in alto, sguardo fisso (e leggerissimamente sdegnato), stimolata da Tiziana Panella sul tema dell’immigrazione, svicola sulla domanda, non risponde, dice di non essere “in grado di riconoscere un immigrato clandestino da uno regolare” e atterra planando sulla sicurezza dei quartieri. Sottraendo gli slogan, le parole che non rispondono e i “lo ha detto anche Giorgia Meloni ad Atreju“, della risposta di Montaruli – che riesce a fare un salto anche a Caivano, a vanvera – non rimane niente, se non la proposta di rimpatriare i clandestini (senza però dire che per rimpatriare la gente non servono centri per migranti vuoti da 800milioni di euro ma accordi bilaterali, sconosciuti ai colonnelli e alle generalesse del partito).
La qualità dell’intervento di Meloni si riassume poi nel tono sprezzante con cui la leader punta il dito contro Romano Prodi che all’interno di un ragionamento più ampio di quanto citato, diceva che Meloni è pronta ad “obbedire all’establishment”, americano ed europeo. Non è del resto una novità per nessuno che Meloni “ha costruito la sua carriera contro un sistema politico internazionale, da cui invece si è fatta immediatamente assorbire una volta al potere”, come scrive La Stampa.
Purtroppo, o per fortuna, ad Atreju non c’è tempo per la profondità di ragionamento, ché poi tocca conoscere i verbi, e la stella del firmamento frattelitaliota deve brillare, e cosa meglio del dileggio per evitare il ragionamento e provocare grasse (e inutili) risate?Dunque ecco il brindisi del “mio vino migliore” (veniva il sospetto, ma solo a volte) e “ho brindato a me stessa” ché la solitudine è una brutta bestia; poi torna indietro di decenni tirando fuori la “svendita dell’Iri” che è sempre meglio che pensare alle aziende che chiudono oggi; a “come l’Italia entrò nell’euro” perché la sua gente ci sente da quell’orecchio lì (provino a fare la spesa in Dalasi, tanto per dirne una): tutte cose che, nell’arguto ragionamento meloniano, “dimostrano che Prodi di obbedienza se ne intende parecchio”. Non c’abbiamo capito niente, ma nel discorso ci sarà un senso.
Serafico Prodi che commenta a La Stampa: “… se la presidente del Consiglio ritiene di dover rispondere con quei toni evidentemente mi considera influente, al tal punto da dover riscrivere la storia (…) Reazioni così accese di solito si registrano quando si colpisce nel segno”.
Poi Meloni vuole strafare, e ci riesce. Non contenta della straordinaria battuta dell’inseguire “gli scafisti per tutto il globo terracqueo” come se non si sapesse perfettamente dove stanno, eccola a gridare il suo “i centri funzioneranno. Abbiate fiducia. Dovessi passarci ogni notte da qui alla fine del governo”. Un trionfo mentre attendiamo notizie sulle notti in bianco della presidente del Consiglio. Poi la storiella sulla mafia, legata ai centri migranti per ragioni sconosciute ai più, alla quale storiella risponde Saviano: “Meloni continua a mentire. Il suo è il governo più omertoso, e che meno ha fatto contro l’economia mafiosa”.
Raramente abbiamo visto una donna in politica costruirsi più nemici in sessanta minuti della presidente del Consiglio. Chissà chi la soccorrerà quando verrà il momento del soccorso necessario. Nella grande sala affollata di fanatici (nel senso di fans) lo slogan la via italiana rimaneva dietro le sue spalle: ci si augura che quella via italiana raccontata in sessanta minuti di rabbia, grida e slogan a buon mercato rimanga solo un racconto propagandistico.
(16 dicembre 2024)
©gaiaitalia.com 2024 – diritti riservati, riproduzione vietata